Bruxelles – La Commissione europea ha risposto alle critiche espresse dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, contro la “svolta keynesiana” sulla “fiscal stance”, decisa il 16 novembre scorso. L’Esecutivo comunitario, ha sottolineato una sua portavoce, non fa altro che attuare la legislazione Ue, agendo pienamente nell’ambito delle sue competenze e prendendo posizioni che sono condivise anche, tra l’altro, dal G-20 e dal Fmi.
La svolta criticata da Dijsselbloem riguarda la raccomandazione agli Stati membri dell’Eurozona di passare da un orientamento della politica di bilancio neutrale”, se non “restrittivo”, com’era stato negli anni scorsi a causa delle politiche d’austerità, a un orientamento “positivo”, ovvero favorevole alla crescita e moderatamente “espansivo”.
Adottando questo nuovo orientamento, l’Esecutivo Ue ha considerato che sarebbe necessaria, per sostenere la ripresa economica e diminuire l'”output gap” (la differenza fra la crescita potenziale e quella reale), una spesa pubblica aggiuntiva per investimenti pari allo 0,5% del Pil dell’intera Eurozona. Ma quest’aumento della spesa pubblica, ha precisato la Commissione, dovrebbe essere effettuato dagli Stati membri con più margine di bilancio (in particolare Germania e Olanda, che però hanno subito respinto al mittente il suggerimento), e non da quelli che devono ancora completare il loro consolidamento finanziario.
“C’è una certa tensione fra le raccomandazioni della Commissione europea per un orientamento di bilancio favorevole alla crescita (‘positive fiscal stance’, ndr) e le regole del Patto di Stabilità; ma la responsabilità primaria della Commissione è quella di far rispettare il Patto di Stabilità” aveva detto Dijsselbloem in un’audizione nella commissione Affari Economici e Finanziari (Econ) del Parlamento Europeo. Il presidente dell’Eurogruppo aveva aggiunto che “sta ai governi nazionali decidere fino a che punto intendono usare” i margini di bilancio di cui eventualmente dispongono “e come vogliono investire”, negando, quindi, che la Commissione possa raccomandare ad alcuni paesi di spendere di più.
“Il 16 novembre la Commissione ha espresso il suo punto di vista su quale debba essere l’orientamento di bilancio (‘fiscal stance’, ndr) per l’Eurozona nel suo insieme, simultaneamente alla pubblicazione dei suoi pareri sui piani di bilancio degli Stati membri dell’euro. Questa non è una iniziativa unilaterale della Commissione: il regolamento ‘Two Pack’ richiede esplicitamente una valutazione della situazione dell’Eurozona nel suo insieme”, ha spiegato nel pomeriggio una portavoce dell’Esecutivo comunitario.
“Questa legislazione – ha ricordato la portavoce – è stata introdotta, con un accordo fra Consiglio Ue ed Europarlamento, per rafforzare il Patto di Stabilità e di Crescita alla luce della crisi. La Commissione è dunque pienamente nel suo ruolo e adempierà alle sue responsabilità secondo la legge”.
Il pacchetto dell’Esecutivo comunitario presentato il 16 novembre “tiene pienamente conto – ha sottolineato ancora la portavoce – delle esigenze del Patto di Stabilità e di Crescita e delle preoccupazioni più generali riguardanti la sostenibilità dei bilanci, e segnala la necessità di sostenere in questa fase la ripresa. Per questo la Commissione ha invitato tutti gli Stati membri a fare la propria parte nell’attuazione delle Raccomandazioni specifiche per paese che hanno ricevuto dal Consiglio Ue”.
Quanto al fatto che, come sembrava indicare Dijsselbloem, l’iniziativa per raccomandare una “fiscal stance” positiva e coordinata per l’Eurozona nel suo insieme non rientrerebbe nelle “responsabilità” della Commissione, fonti dell’Esecutivo comunitario fanno valere che la base giuridica si trova nel’Articolo 121 del Trattato Ue e nell’articolo 7 del Regolamento Ue 473/2013, e che anche il Servizio giuridico del Consiglio Ue è d’accordo.
A Bruxelles si fa notare, infine, che le posizioni della Commissione sulla necessità di un orientamento di bilancio favorevole alla crescita, valutata per l’Eurozona nel suo complesso, riflettono ampiamente le posizioni prese da molti economisti e da altre istituzioni internazionali. Come, ad esempio, il G-20 (nelle sue ultime conclusioni) e il Fondo Monetario Internazionale, che in un rapporto dell luglio scorso affermava: “I paesi con margine di bilancio dovrebbero usarlo per promuovere gli investimenti e le riforme strutturali. Quelli senza spazio di bilancio dovrebbero aderire ai loro piani di consolidamento e ricostruire i propri margini finanziari (‘buffers’, ndr)”.
Lorenzo Consoli per Askanews