Bruxelles – In Europa vivono circa 700 milioni di persone, di queste il 17% è a rischio povertà. Nel continente europeo esiste però una minoranza che invece è composta da 12 milioni di persone, ma che è molto più povera della media dei cittadini europei. Sono i rom che per l’80% sono a rischio povertà. A dirlo è l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra) che fa parte della “Seconda indagine sulle minoranze e la discriminazione nell’Unione europea”, in cui si descrive le condizioni di vita di una minoranza da sempre discriminata e posta ai margini della società.
Attraverso una ricerca condotta su 9 Stati membri e tramite quasi 8mila interviste, il report dell’Agenzia europea racconta di una popolazione il cui 30 % vive in abitazioni senza acqua corrente e il 46% non possiede servizi igienici, bagno o doccia, in casa. Un bambino rom su tre vive in una famiglia “i cui alcuni membri sono andati a dormire affamati almeno una volta nel mese precedente” all’indagine.
I più piccoli sono le prime vittime di una realtà in cui “intere famiglie vivono emarginate dalla società in condizioni spaventose”, per il 70% senza un lavoro retribuito, la stessa percentuale dei cittadini europei che invece hanno un’occupazione. Quella in cui vivono i rom è una ‘realtà al contrario’ non solo per gli adulti ma anche per i bambini che vivono “senza prospettive di un futuro migliore a causa della scarsa scolarizzazione”, scrive l’agenzia. Solo il 53 % dei bambini rom frequenta scuole per la prima infanzia, meno della metà dei loro coetanei che non sono rom.
“La nostra evidente incapacità di far rispettare i diritti umani delle comunità rom in Europa è inaccettabile. Il livello di indigenza, marginalizzazione e discriminazione della più numerosa minoranza d’Europa rappresenta un grave fallimento del diritto e delle politiche dell’Ue e dei suoi Stati membri”, ha affermato il direttore della Fra Michael O’Flaherty. “La pubblicazione di questi risultati costituisce un’opportunità per incitare all’azione i responsabili delle politiche e spronarli a concentrare le risorse sul capovolgimento di tale intollerabile situazione.”
La discriminazione nella ricerca di un lavoro, nei contesti abitativi, nella sanità e nell’istruzione sono costanti nella vita di un rom. Il 41% degli intervistati ha dichiarato di essersi sentito discriminato nel corso dell’ultimo quinquennio e l’82 % dei rom non sa neppure di avere dei diritti in quanto ignora l’esistenza di organizzazioni che offrono sostegno alle vittime di discriminazione.
La discriminazione non è un problema secondario. Secondo l’europarlamentare dei Socialisti e democratici Soraya Post, “non saremo mai in grado di sconfiggere la povertà e l’esclusione se non affrontiamo alla radice le cause del problema: l’antiziganismo”, l’odio contro i rom.
Cosa hanno fatto in questi anni gli Stati membri per superare la condizione di emarginazione in cui vivono i rom? Ancora troppo poco, secondo l’agenzia che parla di obiettivi di integrazione ancora disattesi nonostante siano passati 5 anni dalla “Strategia d’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti” lanciata dalla Commissione europea nel 2011 e che dovrebbe raggiungere i suoi frutti nel 2020.
“L’unione europea e le istituzioni nazionali non rappresentano né danno risposta alle loro voci”. Lo hanno dichiarato oggi 125 organizzazioni per la difesa dei diritti rom provenienti da 9 Paesi che si sono incontrati a Bruxelles per la decima edizione dell’European Roma Platform for Roma Inclusion, incontrando la Commissaria per la Giustizia Věra Jourová.
Nella dichiarazione congiunta della piattaforma, le associazioni chiedono di partire dall’attuazione di “politiche di tolleranza zero per la lotta all’anti-ziganismo attraverso un codice etico per i partiti politici a livello nazionale ed europeo”.