Dal 1 dicembre il giornale satirico francese Charlie Hebdo uscirà anche in una versione tedesca. La prima tiratura sarà di 200.000 copie e sarà una traduzione della versione francese. Ma la redazione ha in programma la creazione di contenuti esclusivamente tedeschi e vuole avviare una vera e propria cooperazione con disegnatori satirici tedeschi.
A seguito degli attentati del 2015, anche nella versione francese il settimanale satirico francese ha cominciato a suscitare interesse oltre Reno e si è guadagnato un vero e proprio pubblico in Germania senza neppure bisogno di traduzione. Oggi Charlie Hebdo diventa il primo giornale europeo a uscire dalle sue frontiere.
Una stampa condivisa è proprio una delle cose che mancano ai paesi dell’Unione europea per diventare un vero e proprio demos, un’autentica opinione pubblica. Le frontiere aperte non servono a nulla se le attraversano solo turisti e merci. Perché scompaiano veramente, devono attraversale anche le idee. Solo se si crea un dibattito politico che travalichi le frontiere può nascere una coscienza comune europea. Se i tedeschi oggi potessero leggere i nostri giornali e noi i loro, capiremmo molto di più l’uno dell’altro e non saremmo prigionieri delle paure e della propaganda seminata dai nostri rispettivi populismi.
Ma questa apertura all’altro è una cosa che nessun grande giornale della stampa europea ha mai seriamente perseguito. Tutti preferiscono prosperare sulle rispettive polemiche nazionali. Farsi capire all’estero, anche nella lingua degli altri, non è l’obiettivo della grande stampa, votata ormai solo a vendere chiacchiere, ad amplificare litigi, a ingigantire la cronaca nera, non a diffondere vera informazione. Basti pensare a quella britannica nella vicenda del Brexit, o a tanta nostra stampa sulle questioni europee. Quante balle ci è toccato e ci tocca sentire.
Paradossalmente, sono più i giornali locali, quelli di frontiera, che capiscono il bisogno di rivolgersi all’altra parte del confine. Come ha fatto di recente Il Piccolo di Trieste che ha avviato una cooperazione con giornali sloveni e austriaci. Del resto è sempre dalle frontiere che si è visto meglio il modo di superarle.
Ma che oggi sia un giornale satirico francese, profondamente ancorato nel modo di pensare e anche di ridere transalpino a infrangere il muro del suono di una frontiera culturale è molto significativo. Ed è anche un segnale incoraggiante nella tanta desolazione di idee che affligge l’Europa. Vuol dire che la vicinanza franco-tedesca degli ultimi decenni ha prodotto dei risultati. Dimostra che è possibile creare legami più profondi fra paesi diversi. Dal Dopoguerra, Francia e Germania hanno istituito una serie di canali di contatto e frequentazione fra i loro cittadini. Scambi di funzionari e di studenti, corsi di lingua, scuole di formazione sono solo alcuni esempi di una vera e propria politica di integrazione che solo dopo la riunificazione tedesca è stata ridimensionata. Oggi però essa mostra i suoi frutti: Francia e Germania riescono a ridere della stessa cosa.
Quando si condivide il senso dell’umorismo, si può dire che si è in grado di condividere anche tutto il resto. Chissà, forse dove non è riuscita la politica riuscirà la satira e alla fine una grande risata riunirà la nostra tanto maltrattata Europa.