Bruxelles – Prosegue a ritmi serrati, con molteplici sfaccettature, il dibattito sulla legalizzazione della cannabis per uso terapeutico e, in alcuni casi, anche per finalità ludiche. Una questione che viaggia su binari profondamente differenti da Paese a Paese nel contesto continentale, evidenziando ancora una volta quanto, su alcune tematiche, l’Europa sia molto divisa in termini di legislazione e di pensiero.
D’altra parte, la legalizzazione della cannabis è un banco di prova piuttosto affidabile per testare il grado di apertura delle politiche di un Paese, e dal quale si possono evincere molti aspetti.
L’Italia, ad esempio, è ancora in fase di stand by; la cannabis medica è stata regolamentata da tempo, lasciando ad ogni singola regione il compito di muoversi in autonomia per quanto concerne la normativa attuativa; come conseguenza di ciò, in realtà la concreta possibilità di poter usufruire dei farmaci da parte dei pazienti, rimane tuttora preclusa in molte realtà locali.
Il discorso nel nostro Paese si è poi spostato sulla possibilità di coltivare in proprio la sostanza, a casa o in forma associata come nel caso della Spagna e dei suoi cannabis social club. Ma il ddl di riferimento giace in Parlamento dallo scorso luglio, sepolto sotto una valanga di emendamenti.
Nelle ultime ore si è tentato di imprimere un’accelerazione con un altro emendamento inserito nella legge di bilancio, con il quale si chiedeva di legalizzare la cannabis per finanziare, tramite gli introiti derivati, la ricostruzione post sisma. Un’idea che poteva anche sembrare interessante, ma che il Pd ha bocciato.
Attualmente la politica italiana è assolutamente immobile in attesa del referendum; ogni discorso su un’eventuale legalizzazione è da rimandarsi quindi all’anno nuovo, quando si riprenderà a discutere della proposta di legge 3235. Mentre per quanto riguarda l’uso medico, le regioni continueranno a muoversi singolarmente: ad oggi 11 di esse su 20 hanno legiferato a riguardo.
Una tendenza alla liberalizzazione sta prendendo piede in Germania dove i socialdemocratici, al governo con la Cdu di Angela Merkel, hanno presentato una legge per depenalizzare l’utilizzo della cannabis ricreativa nella municipalità di Berlino. Si parla di un provvedimento da inquadrare all’interno di un regolamento stringente e sotto il controllo dello Stato: non quindi una liberalizzazione selvaggia con la possibilità per chiunque di fumare in strada. Il tutto in un contesto, quale quello tedesco, dove l’uso personale è ad oggi tollerato ma non legale.
Una virata verso una maggiore tolleranza è riscontrabile anche in altri Paesi come ad esempio l’Irlanda. Qui un recente sondaggio ha mostrato come il 50% circa degli abitanti sarebbe favorevole ad un’eventuale depenalizzazione delle droghe leggere, per evitare di continuare a punire con pene severe chi fa uso della sostanza. Non si parla di legalizzazione, bensì di depenalizzare il possesso e l’uso della cannabis.
Un’apertura moderata quindi che non ha nulla a che vedere, ad esempio, con la libera Olanda, presa sempre a riferimento in questi casi. Si tratta dell’unico Paese europeo dove, ad oggi, l’uso ricreativo della marijuana è consentito, e il possesso, così come la vendita, sono liberi nei centri autorizzati, i coffee shop.
Una realtà distante anni luce da gran parte del resto del continente, fermo restando che da molte parti stanno emergendo spinte che vanno nella direzione di una maggiore liberalizzazione. Ad ogni modo, allo stato attuale, risulta evidente quanto divisa sia l’Europa su tanti temi di strettissima attualità.