Bruxelles – Da Strasburgo a Bruxelles tutte le istituzioni europee si mobilitano per dire basta alla violenza sulle donne, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere del 25 novembre.
Lo ha messo nero su bianco l’esecutivo europeo in una nota congiunta di nove commissari, tra cui il primo vicepresidente Frans Timmermans, l’Alto rappresentante, Federica Mogherini e la commissaria per la Giustizia, Věra Jourová. “Attualmente nell’Ue una donna su tre ha subito una qualche forma di violenza di genere. Non possiamo ignorarne le gravi conseguenze per le famiglie, le comunità, la società e l’economia”, si legge nella nota congiunta, “Nell’Ue quasi il 25% delle donne hanno subito violenza fisica e/o sessuale da parte del partner dall’età di 15 anni. Più di un europeo su quattro ritiene che un rapporto sessuale non consensuale possa essere giustificato, mentre più di uno su cinque pensa che le donne tendano ad inventarsi o a esagerare presunti abusi o stupri”. Secondo l’ultimo Eurobarometro, inoltre, circa tre quarti (74%) dei cittadini europei pensano che la violenza di genere sia un fenomeno comune nel loro Paesi.
Nelle stesse ore Strasburgo ha approvato una risoluzione con con 516 voti favorevoli, 54 contrari e 52 astenuti, con la quale chiede all’Unione europea di ratificare la Convenzione di Istanbul sulla lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica.
Oggi esistono diverse politiche nazionali di contrasto alla violenza sulle donne, esistono strumenti giuridici singoli come la legge italiana sullo stalking, ma non esiste ancora un quadro europeo di riferimento. Per questo, nel 2011 il Comitato dei Ministri ha approvato la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Ad oggi, 21 Paesi l’hanno firmata e 22 ratificata, tra cui 14 Stati membri (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna e Svezia).
Tuttavia, all’appello mancano ancora altri 14 Stati membri prima di poter dire che tutta l’Unione europea è davvero per la difesa dei diritti delle donne e contro la violenza di genere. L’adesione dell’Unione europea alla convenzione era stata proposta già lo scorso marzo dalla Commissione europea, convinta che una presa di posizione più ampia garantisse maggiore trasparenza dei dati sul fenomeno, con la raccolta dei dati sulla violenza sulle donne a livello europeo, e quindi una migliore consapevolezza della società.
L’adesione dell’Ue alla convenzione prevederebbe l’obbligo per gli Stati membri di raccogliere e comunicare dati comparabili e accurati a Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Ue. Inoltre, una presa di posizione unitaria implica anche un’assunzione di responsabilità politica per l’Unione europea a livello internazionale.
La convenzione costituisce anche il primo quadro giuridico intorno al fenomeno della violenza di genere. La violenza contro le donne viene configurata come un reato e include una serie di crimini specifici: la violenza psicologica, gli atti persecutori e lo stalking, la violenza fisica, la violenza sessuale compreso lo stupro, i matrimoni forzati, l’aborto forzato, la sterilizzazione forzata e le molestie sessuali. Il testo di Istanbul introduce anche il reato per crimini commessi in nome del cosiddetto “onore”.
Oltre che agire sull’autore del reato, la convenzione prevede un sistema di protezione delle vittime, che devono essere accolte e aiutate all’interno di case rifugio, quelle che in Italia sono i centri antiviolenza in cui le donne possono accedere alla consulenza medica, psicologica e legale.
Spesso, tuttavia, le vittime di violenza non denunciano il reato, hanno paura di subire ritorsioni e i testimoni dimostrano a volte una certa riluttanza ad intervenire. In questo caso sono molto più accessibili e utili strumenti come le linee telefoniche di assistenza. Gli Stati membri devono dotarsi di linee telefoniche gratuite, attive 24 ore su 24 e sette giorni su sette, per garantire un’assistenza immediata e protetta.
Per fare tutto questo servono risorse, le stesse che la Commissione è impegnata a incrementare. “Solo nel 2016 l’Unione europea ha speso 24,5 milioni di euro per 62 progetti umanitari contro la violenza di genere”. Lo ha dichiarato mercoledì di fronte all’aula di Strasburgo la commissaria europea alla Giustizia Vera Jourova.
Nei prossimi anni l’azione europea sul fronte della lotta alla violenza di genere, promettono i vertici dell’esecutivo nella nota, si intensificherà. Il piano d’azione dell’Ue sulla parità di genere 2016-2020 “interesserà 3,4 milioni di donne e uomini”.
Per il 2017 la Commissione ha stanziato 10 milioni di euro per sostenere interventi sul campo volti a prevenire la violenza di genere e aiutarne le vittime nell’Unione europea. In particolare, per l’anno prossimo “saranno stanziati 4 milioni del programma Diritto e Cittadinanza per lo sviluppo di pratiche e campagne di consapevolezza nazionali”, ha assicurato Jourova, “e 6 milioni di euro per progetti transnazionali”.
L’Europa da oggi si impegna formalmente e congiuntamente nel contrasto alla violenza sulle donne. Tra il il 28 novembre e il 2 dicembre un gruppo di esperti del Consiglio d’Europa che monitora la violenza contro le donne e la violenza domestica (Grevio) farà la sua prima visita in Austria, per verificare l’applicazione delle regole previste dalla convenzione di Istanbul.