Bruxelles – Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz non correrà per un terzo mandato a Strasburgo: ha scelto di tornare a dedicarsi alla politica tedesca. Dopo le indiscrezioni di questi giorni sulla stampa tedesca, l’annuncio è arrivato dal diretto interessato che ha convocato i giornalisti per una dichiarazione pubblica a Bruxelles. “Ho preso la mia decisione, non correrò il prossimo anno per il terzo mandato come Presidente del Parlamento europeo, correrò per il Bundestag tedesco, come capo lista Spd in Nord Renania-Westfalia”, ha annunciato Schulz. Una decisione “non facile da prendere”, ha aggiunto, visto “il grande onore” di essere alla guida del Parlamento europeo.
Nel corso di tutti gli anni a Bruxelles “prima come eurodeputato, poi come capogruppo dei socialisti e poi come presidente”, ha continuato Schulz, “ho lottato per rendere più forte e più visibile la politica europea e per rendere più influente il Parlamento, unica istituzione i cui membri sono direttamente eletti”. Un impegno che “non diminuisce”, ha assicurato il tedesco promettendo: ora “lotterò per questo progetto a livello nazionale, i miei valori non cambiano”. Tanto più che, è convinto il presidente del Parlamento, “la Germania, lo Stato membro più grande dell’Unione, ha una responsabilità speciale” nel tentare di creare un’Europa “solida, forte e unia che si batta per i suoi valori e per rinforzare quello che le generazioni precedenti hanno costruito”.
In un discorso che già sa di addio, anche se ha promesso di “esercitare le funzioni da presidente con la stessa convinzione fino all’ultimo giorno del mandato”, Schulz ha ringraziato i colleghi e Jean-Claude Juncker “un amico e un vero europeo”, ma non ha sciolto la riserva sulla sua intenzione di correre o meno anche come cancelliere tedesco, suo vero obiettivo secondo la stampa tedesca. Molte le indiscrezioni che si sono rincorse in questi giorni sul futuro di Schulz. Secondo diverse voci, il presidente del Parlamento sarebbe pronto a diventare il nuovo ministro degli Esteri tedesco al posto di Frank-Walter Stainmeier se questo, come deciso in un accordo di maggioranza, sarà eletto a febbraio 2017 come nuovo presidente federale. Ma il vero obiettivo di Schulz, secondo quasi tutti, è la cancelleria tedesca.
Il presidente del gruppo dei Popolari, Manfred Weber, in una conferenza stampa a Strasburgo ha ringraziato Schulz per il lavoro fatto da presidente, “del quale il Parlamento ha molto beneficiato”. Il suo compatriota è, ha sottolineato, “una forte europeista, che si è impegnato per la cooperazione. Oggi il Parlamento è più forte grazie a lui e i cittadini ne hanno maggiore coscienza”.
Per la successione Weber conferma che il candidato del Ppe sarà noto a dicembre, e sarà “convincente”. La scelta del successore di Schulz, ha assicurato, “sarà fatta in cooperazione con gli altri gruppi”. Soprattutto, ha sottolineato più volte Weber, “parlerò con gli altri gruppi per trovare un consenso che offra stabilità ed escluda da questo processo di scelta del nuovo presidente le influenze degli estremisti”.
Per il presidente dei socialdemocratici a Strasburgo Gianni Pittella “il Parlamento europeo e l’Unione europea nel suo complesso perderanno uno dei loro più grandi leader. Martin Schulz ha notevolmente contribuito ad aumentare il ruolo politico e la visibilità del Parlamento europeo. Al Gruppo S&D con la sua assenza mancherà sicuramente un forte combattente -aggiunge Pittella -. Siamo fermamente convinti che grazie alla sua esperienza e il suo innegabile attaccamento ai valori europei, Martin Schulz sarà decisivo per il futuro successo della Spd tedesca e la famiglia socialista in Europa”.
Pittella entra poi con decisione nel tema della successione: “Per noi – spiega – , è ormai evidente che la decisione di Martin cambierà radicalmente la dinamica politica all’interno delle istituzioni europee. La questione politica resta dunque aperta. Come Socialisti e Democratici, ci atterremo al principio che l’equilibrio politico deve essere garantito e rispettato”.
Secondo gli accordi tradizionali nel Parlamento ora la presidenza dovrebbe toccare ad un popolare, ma la discussione non è chiusa, visto che in questo caso tutte e tre le presidenze delle principali istituzioni europee (Commissione, Consiglio e Parlamento) sarebbero nuovamente nelle mani del Ppe.