Roma – “In Italia c’è un fortissimo aumento di bambine nigeriane che arrivano dalla Libia, e c’è motivo di ritenere che siano compravendute per fini sessuali. Nel 2015, secondo dati Unicef, sono arrivate via mare dalla Libia 5mila donne e bambine” provenienti dalla Nigeria, “e la metà erano minori non accompagnate”. Sono le cifre presentate da Myria Vassiliadou, coordinatrice anti-tratta dell’Ue, in audizione davanti al comitato per i diritti umani della commissione Esteri di Montecitorio.
Vassiliadou ha poi ricordato che, guardando al fenomeno più in generale, il primo rapporto sui progressi della lotta la traffico di esseri umani realizzato dalla Commissione europea, come prevede la direttiva anti-tratta, ha registrato “quasi 16 mila vittime” nel biennio 2013-14. Si tratta tuttavia “solo della punta dell’iceberg” perché “il numero potrebbe essere 17 volte superiore, ha ammonito la coordinatrice. Soprattutto, ha proseguito, i dati indicano che il fenomeno non è legato solo al contesto migratorio, dal momento che “di quelle 16 mila persone i 2/3 erano cittadini europei, per la maggior parte donne e bambine”.
Per sconfiggere la tratta di esseri umani, ha concluso Vassiliadou, non bisogna pensare che avvenga a causa delle condizioni di vulnerabilità delle vittime. “La tratta riguarda persone vulnerabili”, ha spiegato, “ma avviene perché ci sono altre persone che le comprano”. È proprio concentrandosi “su chi ci guadagna” che si può pensare di sconfiggere il traffico, ha ammonito denunciando che “oggi, in molti Stati membri, non è illegale comprare i servizi delle vittime di tratta”, come il lavoro o le prestazioni sessuali.