Bruxelles – Come promesso, Jean-Claude Juncker passa all’azione per tentare di ridurre i casi di conflitti di interesse che coinvolgono gli ex membri della Commissione europea. Prendere provvedimenti in materia è parso necessario dopo che l’ex capo dell’esecutivo comunitario, José Manuel Barroso ha accettato un ruolo da presidente non esecutivo alla banca d’affari Goldman Sachs, pesantemente coinvolta nella crisi degli ultimi anni. Così oggi Juncker ha proposto di rendere più stringenti le norme del codice di condotta a cui gli ex membri della Commissione devono sottostare anche dopo la fine del loro mandato. In particolare, Juncker ha proposto di estendere da 18 mesi a due anni il periodo di tempo così detto di “raffreddamento”, quello durante il quale gli ex commissari devono informare la Commissione della loro intenzione di esercitare una professione. Per il presidente dell’esecutivo Ue, invece, il periodo va esteso, secondo Juncker, direttamente a tre anni.
Per il momento il presidente della Commissione ha compiuto il primo passo per arrivare all’effettiva modifica del codice, cioè quello di scrivere una lettera a Martin Schulz per chiedere il parere del Parlamento europeo, così come previsto dall’accordo quadro tra le due istituzioni in merito alla modifica del codice di condotta in materia di conflitto di interessi o comportamento etico. “Alla luce della recente esperienza con membri della precedente Commissione, ritengo che il codice di condotta dei commissari dovrebbe essere reso più severo in modo da aderire agli standard etici più elevati possibile nei casi di conflitto di interessi”, ha spiegato Juncker, secondo cui “norme più severe non sono certo sufficienti ad assicurare un comportamento eticamente accettabile in tutti i casi, ma costituiscono un indispensabile punto di partenza”.
Contestualmente, Juncker ha proposto al Parlamento anche un’altra modifica: abolire la norma dell’accordo quadro sui rapporti tra il Parlamento europeo e la Commissione europea che obbliga i commissari a dimettersi dalle loro funzioni qualora vogliano candidarsi alle elezioni per il Parlamento europeo. In ogni caso sarebbero adottate misure di garanzia adeguate per evitare che il personale o le risorse della Commissione vengano utilizzati per le campagne elettorali. Una proposta che riflette la prassi seguita negli Stati membri dove i membri del governo possono candidarsi alle elezioni europee o nazionali continuando a svolgere le loro funzioni esecutive. “Le elezioni europee sono e dovrebbero essere un appuntamento necessario con la democrazia, anche per la Commissione”, sottolinea Juncker, ricordando che “già attualmente, molti dei nostri commissari sono stati candidati alle elezioni per il Parlamento europeo, sono ex primi ministri o ministri”. Anche in questo caso la proposta, concordata con i commissari nel corso del collegio di martedì, deve ricevere il parere positivo del Parlamento europeo.
La proposta incassa il parere favorevole del mediatore europeo, Emili O’Reilly, che da quando è scoppiato il caso Barroso ha chiesto alla Commissione di rendere più rigide le sue norme. Nonostante il possibile passo avanti, l’Ombudsman ricorda che alcuni incarichi non smetteranno di essere problematici nemmeno dopo un periodo di “raffreddamento” prolungato e sta considerando come il ruolo del comitato etico ad hoc della Commissione potrebbe essere rinforzato. “Siamo lieti che la Commissione estenda il periodo di raffreddamento per il presidente della Commissione uscente a tre anni”, commenta il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo pur dispiacendosi che “non sia stato proposto di applicare lo stesso periodo a tutti i membri del collegio dei commissari”. Quello di oggi, chiedono i Verdi deve essere “l’inizio, e non la fine, delle ambizioni della Commissione sul miglioramento dell’etica”.