Bruxelles – Dopo l’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, la paura del populismo agita Bruxelles. E il fronte che unisce Farage a Marine Le Pen in Francia, a Salvini e ai movimenti anti-europeisti in Italia ed Olanda comincia a far paura ai piani alti delle Istituzioni Europee. Improvvisamente tutto è possibile. Le elezioni in Francia, in Olanda e quelle che potrebbero forse seguire il Referendum del 4 dicembre in Italia aprono scenari preoccupanti. Bruxelles teme di ritrovarsi con leader populisti con un’agenda marcatamente euro-scettica.
Se si andasse ad elezioni oggi, in Italia, e se si dovesse votare un referendum sull’euro, come voterebbero gli italiani? E cosa accade oggi in Europa, quanto sappiamo del vento che tira non solo nei palazzi di Bruxelles ma nelle altre capitali?
Eunews ha intervistato in esclusiva Miroslav Lajčák , Ministro degli Esteri e degli Affari europei della Slovacchia (che detiene la Presidenza di turno dell’Unione fino a dicembre 2016) e recente classificato numero due nella corsa per l’elezione come Segretario Generale dell’ONU.
Le posizioni dei Paesi del Gruppo Visegrad (Slovacchia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca) sulla questione migrazione sono state criticate dalla Commissione Europea e dal Premier Renzi, che hanno visto nell’atteggiamento dei quattro Paesi una presa di distanza dal problema e il rifiuto dell’integrazione dei migranti nelle rispettive società.
Abbiamo chiesto al Ministro Lajčák da dove venga la recente ondata di populismo che investe il mondo e l’Europa e ci ha risposto che una delle sfide maggiori che competono oggi ai leader politici europei, è quella di spiegare alla gente cosa accada, come stanno realmente le cose. Si parla in termini complicati, la politica è distante dalla vita delle persone.
Lajčák – “C’è una distanza sempre maggiore tra le preoccupazioni delle persone e le questioni che la politica affronta e trascuriamo le prese di posizione su problemi fondamentali lasciando che il populismo cresca”.
Secondo Lajčák, uno dei problemi in Europa oggi è infatti che la politica promette soluzioni facili a questioni molto difficili e strutturalmente complesse. E che si segue chi fa queste promesse, nella speranza che le condizioni di vita possano migliorare e che la società trovi da sola le risposte necessarie.
Eunews – Ma quale sarà il peso delle elezioni americane in Europa? Naturalmente va rispettato il voto espresso e non si devono mettere etichette sulle scelte politiche di un popolo.
L – “Come europei, dobbiamo prendere in considerazione molto seriamente il perché gli Stati Uniti abbiano scelto Donald Trump come Presidente. Cosa ha portato a questo voto e cosa significa oggi per noi in Europa. Come dopo la Brexit, la dimostrazione è stata che la politica tradizionale ed i partiti non riescono più a parlare alle persone. Stiamo sbagliando da qualche parte”.
L’Unione Europea è un progetto unico, al quale lavorare sodo, secondo Lajčák, che deve rigettare qualsiasi radicalismo ma che deve dare la possibilità a chi non fa parte della maggioranza di esprimersi, per inaugurare una fase politica nuova.
E – “Ma quali sono, ministro, le sfide nelle quali si potrà concretizzare questo nuovo corso?”
L – “Sono tre le sfide che l’Unione Europea deve affrontare. La prima è negoziare la Brexit in modo coerente. La seconda è darsi una visione comune a ventisette, partendo dalla Dichiarazione e dalla Tabella di Marcia di Bratislava, passando dal Summit di Malta fino a quello di Roma.”
E – Sicurezza, migrazione, crescita economica, lotta al terrorismo sono gli obiettivi principali sui quali si lavora, i punti intorno ai quali capitalizzare la visione comune europea per rendere l’Europa più forte, più unita.
L – “Il terzo punto è migliorare il nostro modo di comunicare, sia con i cittadini che con le entità esterne. Un esempio per tutti: gli accordi di partenariato Est-Europeo”.
Il meccanismo per gli accordi con la Georgia e l’Ucraina, infatti, ha perso smalto e la costruzione della sicurezza in Europa e della sua credibilità politica passano anche, secondo la Presidenza slovacca, dalla risoluzione di questioni come la liberalizzazione dei visti per i cittadini dei due Paesi.
La questione migrazione resta tuttavia una delle questioni centrali per l’Unione Europea, per ragioni innanzitutto umanitarie, e poi politiche. Gli accordi con la Turchia e in genere la politica comunitaria vis-à-vis il dramma dei migranti rimane povera e non sa risolvere il cuore della questione.
E – Parlando di credibilità dell’Unione Europea, perché le posizioni della Slovacchia e dell’Europa in genere sembrano cosi’ distanti da quelle italiane?
L – “La Slovacchia ha difeso da sempre un approccio europeo sostenibile, più complesso e di lunga durata. Vediamo e riconosciamo che l’Italia è uno dei Paesi più toccati dalla crisi migratoria e che merita tutto il nostro sostegno, sotto diverse forme.”
E – La proposta avanzata dalla Commissione Europea è quella di quote di ridistribuzione dei migranti, nei diversi Paesi europei.
L – “E’ semplicistico credere che possa funzionare un meccanismo attraverso il quale i migranti, scelti burocraticamente, sulla base di un sistema di quote, entri in Europa e venga ridistribuito “.
La scelta, secondo il ministro Lajčák, dovrebbe ricadere su soluzioni più complesse e sostenibili nel tempo, insistendo sulla risoluzione dei problemi nei Paesi di origine dei migranti e sulla prevenzione della migrazione, attraverso accordi che funzionino, tra l’Unione Europea ed i Paesi in questione, nell’interesse dei migranti stessi.
L – “Tali accordi, infatti, devono essere intesi nel senso della protezione delle vite dei migranti e anche dei nostri confini”.
E – Secondo lei dunque i migranti non vogliono entrare in Europa per andare in un qualsiasi Paese.
L – “La Commissione Europea crede fermamente in un sistema di rilocazione obbligatorio e per questo la questione non puo’ essere mai realmente risolta e non funziona sin dall’inizio”.
E – In Paesi come la Lituania e la Lettonia, pronti ad accogliere i migranti sulla base del meccanismo di redistribuzione, ad esempio, il numero di migranti è stato zero.
L – “Il problema, quindi, non è la posizione dei Quattro di Visegrad ma rispondere alla migrazione nelle sue dimensioni politica, economica e sociale. Affrontarla attraverso una direttiva amministrativa non risolverrà il problema”.
La proposta della Presidenza Slovacca è chiamata “Effective Solidarity” (“Solidarietà Concreta”): la richiesta a ciascuno Stato Membro è quella di contribuire alla risoluzione del tema migrazione nel modo che ad esso sembri possibile e più consono.