Bruxelles – Investimenti in capitali di rischio, diritto fallimentare e la tassazione. Secondo Bruxelles c’è bisogno di lavorare su questi per aiutare le start-up a crescere e diventare scale-up. La Commissione europea e la Banca europea per gli investimenti presto creeranno un fondo paneuropeo di capitali di rischio, finanziato con un massimo di 400 milioni di euro provenienti dalle casse Ue, che punta a raccogliere 1,6 miliardi fra i privati. Il nuovo strumento finanziario messo in campo dall’Europa affianca i già esistenti Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis), il programma per la competitività delle imprese (Cosme) e il fondo per l’innovazione e la ricerca (Horizon 2020).
Per garantire che, sul modello americano, il fallimento non sia considerata una macchia sul curriculum degli imprenditori, la Commissione ha presentato anche una proposta legislativa in materia di diritto fallimentare, che consentirà alle imprese in difficoltà finanziarie di provvedere subito a una ristrutturazione in modo da evitare la bancarotta e il licenziamento del personale. Sarà inoltre più facile per gli imprenditori onesti beneficiare di una seconda opportunità senza essere penalizzati per l’insuccesso di precedenti iniziative, in quanto saranno integralmente liberati dal debito dopo un periodo massimo di 3 anni.
All’interno del pacchetto messo a punto da Bruxelles per aiutare le start-up c’è anche un intervento a favore delle dichiarazioni fiscali semplificate. La Commissione, infatti, è impegnata anche in una serie di semplificazioni fiscali, tra cui la recente proposta di una base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (CCCTB), volta a sostenere le piccole imprese innovative che mirano ad un’espansione oltre frontiera.
“In Unione europea, come negli Stati Uniti, non mancano gli imprenditori creativi, ma in Europa il problema resta la capacità di crescere ed espandersi”, ha spiegato Elżbieta Bieńkowska, commissaria responsabile per il Mercato interno. “Il fatto che molte rimangono piccole e debbano spostarsi in Paesi terzi”, ha aggiunto, “costituisce un’opportunità mancata per l’Europa”.
Posizione condivisa anche dal vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, responsabile per la Crescita, che durante la conferenza stampa congiunta con Bieńkowska, ha affermato che “le start-up di oggi potrebbero diventare domani esempi di successi mondiali”. Per farlo però hanno bisogno di essere “aiutate a restare e a crescere in Europa”.
A differenza degli Stati Uniti, dove le start-up oggi sono già diventate grandi e si sono affermate sul mercato, in Europa dopo un’iniziale fase di entusiasmo non sono riuscite a trasformarsi in scale-up. “Vogliamo aiutarle a restare e a crescere in Europa, ha dichiarato Katainen, “indicando loro come orientarsi tra quelli che spesso percepiscono come ostacoli normativi, in modo che possano trarre pienamente vantaggio dal mercato unico”.