Bruxelles – “L’Europa ha bisogno dell’America e l’America dell’Europa”. Inizia così il suo intervento il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg all’avento organizzato a Bruxelles dal German Marshall Fund statunitense. Dopo i malumori che l’elezione di Trump ha suscitato nelle stanze dei bottoni europee, Stoltenberg ribadisce il legame tra i due continenti e la continuità dell’alleanza transatlantica: “Sono assolutamente convinto che il presidente Trump manterrà la leadership statunitense nell’Alleanza”.
Lo aveva detto già il giorno dopo l’elezione del neo-presidente, invitandolo al prossimo vertice Nato: “Mi congratulo con Trump per la sua elezione a presidente degli Stati Uniti e sono ansioso di lavorare con lui”.
Il legame tra i due continenti, ricorda Stoltenberg, è nato dopo la seconda guerra mondiale e “ci ha insegnato che la sicurezza dell’Europa si basa sugli Stati Uniti e che questi hanno un importante interesse strategico che l’Europa sia stabile e sicura”. Il reciproco interesse non può certo venir meno oggi con le nuove minacce che provengono dall’Isis. “L’Alleanza Nato è parte della coalizione statunitense contro l’Isil e il terrorismo internazionale”, a cui contribuisce “addestrando soldati iracheni e dando supporto a Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente sul fronte della sicurezza”, ha spiegato Stoltenberg.
L’America non può certo allontanarsi dalla Nato. Non le conviene: l’America è la prima beneficiaria dell’Alleanza transatlantica. “Dobbiamo ricordarci”, ha ribadito Stoltenberg, “che l’unica volta che la Nato ha invocato la clausola di difesa collettiva, prevista dall’articolo 5, è stato per andare in soccorso degli Stati Uniti, dopo i fatti dell’11 Settembre 2001”. Come a dire che la Nato può aiutare gli Usa e la storia l’ha già dimostrato, come nel caso delle “centinaia di migliaia di cittadini europei che hanno partecipato alla missione in Afganistan”.
Per Stoltenberg, l’Alleanza atlantica deve sforzarsi di mantenere legami forti anche con gli alleati più scomodi, come la Turchia, che nonostante tutto resta “un alleato chiave della Nato”, ha detto il Segretario, “prima di tutto per la sua posizione geografica e poi per tutti i disordini che ci sono in Medio Oriente e la crisi dei rifugiati”. Nonostante questo però la Turchia “deve rispettare lo stato di diritto”. Stolberg ha ricordato l’episodio che ha coinvolto alcuni ufficiali della Nato dislocati in Turchia, i quali hanno fatto richiesta d’asilo in Europa dopo il colpo di Stato dello scorso luglio e la paura di essere colpiti dalle purghe del governo.
L’allargamento agli stati non europei resta tra le tre priorità della Nato, insieme ad altri due obiettivi strategici: maggiori risorse per migliori prestazioni e complementarietà al posto di competizione. Sul piano delle risorse, Stolberg ha detto che la direzione è giusta, perché “abbiamo visto i primi aumenti di spesa in difesa in Canada e Europa nel 2016, con un più 3%, quando solo 5 membri rispettano l’impegno di destinare il 2% del Pil alla difesa”.
L’altro punto centrale della dottrina Stolberg è il concetto di “complementarietà al posto di competizione”. Il riferimento è chiaramente alla nuova strada che l’Unione sta prendendo sul fronte della sicurezza europea. Si è detto “d’accordo con le misure che rafforzano la Global Strategy per la sicurezza e la difesa europea”, suggerendo di “superare la frammentazione dell’industria militare europea”.
Se l’Europa va verso la creazione di una difesa europea comune, allora a cosa serve la Nato? “I Paesi Nato e anche i membri dell’Unione non possono sostenere due eserciti e due strutture di difesa”, ha spiegato, “significherebbe produrre un doppione e competere con se stessi”.
“È chiaro”, ha detto il Segretario, “che non c’è nessuna intenzione di creare un esercito europeo e un quartiere generale militare simile alla Nato. La Nato non è messa in discussione e resta “alla base della difesa comune di tutti i Paesi che ne fanno parte”.