Berlino – Si è concluso oggi l’ultimo viaggio europeo in veste di presidente degli Stati Uniti d’America di Barack Obama. Il 14 novembre è arrivato ad Atene, per poi giungere a Berlino la sera del 16 novembre. Qui ha incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Francois Hollande, il primo ministro britannico Theresa May, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi. Giungere a tale summit in assenza di un successore “suo”, vale a dire di un presidente eletto in continuità con la sua politica, ha reso le strette di mano scambiate con gli interlocutori europei molto meno “forti” che se fosse stata eletta Hillary Clinton.
Impossibile dribblare il tema del successore indesiderato di Obama, con cui comunque il presidente uscente ha chiesto ai leader europei di impegnarsi a lavorare. Gli Stati Ue, ha chiesto il presidente uscente, continuino “a cercare soluzioni ai problemi comuni con la prossima amministrazione degli Stati Uniti, sulla base dei valori fondamentali che caratterizzano gli Usa e l’Europa come democrazie aperte”. In concreto, sul tavolo dei leader, si sono affrontate questioni come la gestione dei rapporti con la Russia e crisi in Siria. I leader si sono detti d’accordo sulla necessità di continuare a sanzionare la Russia a causa del conflitto con l’Ucraina, dal momento che la Russia non sta rispettando tutti gli obblighi del protocollo per il cessate il fuoco di Minsk. Le sanzioni, almeno da parte europea, dovrebbero dunque restare in vigore. Molto più complessa la situazione negli Usa, dove a decidere ora spetterà a Trump, che ha già mostrato di volere rinsaldare i rapporti con Vladimir Putin. Gli Stati Uniti e l’Europa continuano a sperare di poter risolvere i conflitti in Ucraina e Siria facendo affidamento su manovre e accordi diplomatici. Gli attacchi dell’esercito siriano e dei suoi sostenitori, come la Russia e l’Iran, sulla città settentrionale siriana di Aleppo dovrebbero venire interrotti immediatamente e gli aiuti di tipo umanitario dovrebbero avere il permesso di raggiungere la città, hanno concordato i sei.
Momentaneamente gli ospiti di Merkel si trovano però tutti in una situazione difficile. Obama non può più né prendere decisioni né promettere nulla. Rajoy è stato in grado di formare con non poche difficoltà un governo di minoranza. Hollande si trova sotto pressione a causa del movimento populista di destra nel suo Paese, alla vigilia delle prossime elezione del 2017. May deve fronteggiare le cause dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Renzi, dopo gli ultimi sondaggi prima del referendum costituzionale del 4 dicembre, sembra doversi preparare ad una sconfitta.
A Berlino Matteo Renzi, prima di fare ritorno in Italia per illustrare i risultati dei 1000 giorni del suo governo, ha sottolineato le difficoltà e l’impasse dell’Europa sul fronte della gestione dell’immigrazione. Lo scontro tra Renzi e il presidente della Commissione europea, Jean Claude Junker, ha ricordato quanto grande sia la posta in gioco sulle manovre economiche dei singoli Stati della Ue che sono attanagliati dalla insufficiente crescita economica, inadeguata sia a risolvere la disoccupazione, sia a promuovere il superamento della crisi economica di tutto il continente. In tutto questo, mentre Obama avrebbe insistito in difesa delle posizioni di Renzi, e degli altri ministri europei che ritengono di avere bisogno di maggiori incentivi pubblici per la ripresa economica dei loro Paesi, Trump non sembra essere minimamente interessato a questioni che ritiene estranee agli interessi degli Usa. Dal punto di vista di Obama, avere alleati con economie floride vuol dire sia confidare su maggiore stabilità politica in generale, e quindi maggiori speranze di longevità delle democrazie occidentali, sia avere partner in grado di comprare i prodotti americani e con cui quindi fare buoni commerci.
Obama ha ringraziato la cancelliera tedesca per la collaborazione affidabile di questi ultimi otto anni, definendola un partner eccezionale. Il presidente degli Stati Uniti ha apprezzato in particolare modo l’atteggiamento di Merkel nel fronteggiare la crisi dei rifugiati e alla domanda se vorrebbe che la cancelliera si ricandidasse ha risposto: “Se fossi tedesco, sarei un sostenitore di Merkel”. Obama ha inoltre chiesto ai Paesi d’Europa di impegnarsi e di lottare per la conservazione dell’Ue. “Credo ancora che l’Unione europea sia una delle più grande conquiste del mondo”, ha detto.
Dopo l’incontro in bilaterale, sia Merkel che Obama hanno dichiarato di continuare a sostenere il proseguimento dei negoziati per l’accordo di libero scambio tra l’Ue e gli Usa, meglio noto come Ttip (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti). Tuttavia, Merkel ha ammesso che dopo la vittoria di Donald Trump, il quale è contrario al Ttip, i negoziati che stavano progredendo velocemente subiranno un rallentamento e al momento pare difficile che possano portare a risultati. La Germania e gli Stati Uniti sono della convinzione che la globalizzazione debba avvenire nel modo più “umano” possibile, ha sostenuto Merkel, aggiungendo che farà di tutto per lavorare bene anche con il presidente neoeletto Trump.
Obama ha messo in guardia l’Europa sull’ormai crescente disuguaglianza e tensione nelle democrazie occidentali: “Se l’economia globale non risponde alle persone che si sentono lasciate indietro mentre la disuguaglianza cresce, assisteremo ad un allargarsi delle crepe nei paesi industrializzati”, ha dichiarato in un’intervista alla rivista tedesca Der Spiegel. Il presidente Usa ha infine aggiunto che “i tedeschi dovrebbero valorizzare Merkel” perché è “una persona credibile, pronta a lottare per i suoi valori”.