Bruxelles – La partita sarà ancora lunga, ma per il momento l’Italia è riuscita a bloccare la corsa in avanti della presidenza slovacca che ieri sera, nel corso di una cena informale convocata ad hoc, ha tentato di far passare il principio di una “solidarietà flessibile” nell’accoglienza dei migranti. Approfittando della presidenza di turno, Bratislava ha messo a punto un documento che propone una riforma al ribasso del regolamento di Dublino, secondo cui gli Stati che non vogliono profughi possono togliersi il problema con un aiuto finanziario o con altri tipi di contributi al meccanismo di accoglienza. Un principio del tutto inaccettabile per l’Italia ma anche per un gruppetto di altri Stati membri che, nella discussione di ieri sera, durata oltre tre ore, hanno chiarito che quella slovacca non può essere la base di discussione da cui partire. Oltre a Malta e Grecia, con noi ci sono Cipro, Spagna ma anche la più pesante Germania, che pure rimane un po’ defilata rispetto al dibattito perché punta a chiudere il prima possibile. Lo stesso vale per la rancia, che pur non esponendosi troppo a causa dell’avvicinarsi delle scadenze elettorali, non ha espresso apprezzamento per la proposta slovacca.
Quello che il fronte dell’opposizione è riuscito a portare a casa, per il momento, è un impegno generale a chiarire le proprie reali intenzioni sui ricollocamenti di migranti da Italia e Grecia. “Prima si mantengano gli impegni presi e poi si può discutere del futuro”, ha chiarito ieri Angelino Alfano entrando alla riunione. E pare che il principio sia passato. Gli Stati hanno concordato di stilare una sorta di cronoprogramma che indichi con precisione quanti migranti verranno ricollocati e quando da qui al 2017, scadenza entro la quale da Italia e Grecia dovevano essere ricollocati 160mila migranti, secondo gli impegni presi. Traguardo che pare ormai un miraggio.
Dunque, per cominciare, chiarezza sulle relocation. Per la proposta di revisione di Dublino, invece, la strada pare allungarsi. Cosa che non dispiace affatto a Italia e compagni, che sperano di scollinare la presidenza slovacca per potere ricominciare a discuterne più tranquillamente a gennaio, quando a dirigere le trattative in Consiglio saranno i maltesi. Per il momento il gruppo del ‘no’ alla proposta slovacca, inizierà una serie di consultazioni per tentare di arrivare ad una nuova proposta, basata su presupposti ben diversi da quella che ci si è trovati a discutere ieri. “Non possiamo discutere ogni volta che c’è una crisi, dobbiamo avere un meccanismo che è già lì e che viene lanciato appena c’è una crisi”, chiarisce il ministro dell’Interno maltese, Carmeno Abela. “Per me è chiaro che ci dev’essere un minimo di solidarietà condivis: ogni Stato membro deve prendere una parte di migranti”, ribadisce anche l’omologo tedesco Thomas De Maizière.
Anche la presidenza slovacca ha capito che il documento presentato ieri è da cestinare: alla prossima riunione dei ministri degli Interni a dicembre “proporremo un documento migliore e forse avremo buone conclusioni” ma per chiudere sicuramente si passerà alla presidenza maltese, ammette il ministro degli interno slovacco, Robert Kalinak, che descrive la discussione di ieri com “molto aperta, a volte appassionata”.