Roma – “La Brexit potrebbe spingere l’Unione europea a fare passi avanti su un terreno importante come quello della difesa e della sicurezza comuni”. Ne è convinto Michele Bordo, presidente della commissione Politiche Ue di Montecitorio, che lo spiega nel suo intervento a ‘How can we govern Europe?’, la due giorni di dibattiti organizzata da Eunews alla Camera dei deputati.
Per Bordo, la Gran Bretagna “già da tempo svolge un ruolo di ponte tra l’Ue e gliUsa” e questa funzione potrebbe assumere “una rinnovata importanza alla luce dell’elezione di Donald Trump” alla Casa Bianca. Anche per questo, prosegue l’esponente del Pd, “è nel reciproco interesse, europeo e britannico, condurre negoziati per la Brexit nel modo più collaborativo possibile”. Tuttavia, sottolinea, l’uscita di Londra dall’Ue contribuisce a creare “condizioni che mai come adesso sono favorevoli per fare progressi” nel campo della difesa comune.
Progressi che già si stanno vedendo e in modo anche molto veloce, tanto che “nella riunione di lunedì scorso” tra i ministri degli Esteri e della Difesa europei “è sembrato di riuscire a risalire le cascate del Niagara con un gommoncino” secondo Natalie Tocci, consulente speciale dell’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Federica Mogherini.
Tocci evidenzia che in quella riunione “si è deciso di creare un meccanismo di coordinamento, di esplorare una cooperazione rafforzata tra Stati membri, di rivedere il concetto dei battle groups, di esplorare un finanziamento comune più allargato dei battle groups, di rimodularne la capacità di dispiegamento”. Non si riuscirà nell’immediato a istituire una struttura permanente per la gestione delle missioni, ammette, “ma si è deciso di creare una capacità permanente per le missioni unitarie”.
In rappresentanza della presidenza slovacca di turno dell’Ue, il direttore dell’ufficio Politica di sicurezza del ministero degli esteri di Bratislava, Manuel Korčeck, riconosce l’importanza dei progressi fatti, ma avverte che “l’Unione europea da sola non può sostituire completamente le capacità degli Stati uniti” sulla difesa, perché per farlo “i Paesi membri dovrebbero triplicare la spesa”.
Un settore, proprio quello degli investimenti, che secondo il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi necessita di un coordinamento. Da un lato perché “non avere una mente comune, europea, può portare a ridondanze in alcuni settori e delle carenze in altri”, e dall’altro perché “la fase della ricerca e sviluppo dei sistemi d’arma, più onerosa rispetto alla produzione, non può che essere portata avanti con sinergie” nell’Ue e con gli altri alleati.