Bruxelles – Tra i 5 paesi europei che nel decennio 2004-2014 sono stati più bravi a riciclare i rifiuti urbani compare anche l’Italia, insieme a Lituania, Polonia, Regno Unito e Repubblica Ceca con percentuali che vanno dal 20 al 29%. A dirlo è l’ultimo rapporto dell’Agenzia europa dell’ambiente (Aea) sui rifiuti urbani prodotti in Europa, ‘Municipal waste management across European countries‘, che ha rielaborato i dati dell’Eurostat. Sebbene rappresentino solo il 10% del totale dei rifiuti prodotti nell’nione europea, i rifiuti urbani sono particolarmente visibili e pericolosi in termini d’impatto ambientale.
Il rapporto riguarda 32 Paesi che fanno parte dell’Aea: i 28 Stati membri a cui si aggiungono Islanda, Norvegia, Svizzera e Turchia, completando il quadro con alcune informazioni sui Paesi dei Balcani, fino ad arrivare a 35 nazioni coinvolte nello studio.
Nella classifica generale sui rifiuti urbani che sono stati trasformati in altro, l’Italia si posiziona undicesima, ma il suo sforzo nel decennio preso in considerazione è stato notevole passando tra il 2004 e il 2014 dal 18 al 42% di rifiuti urbani riciclati. Solo nel 2014, invece, Germania, Austria, Belgio, Svizzera, Olanda e Svezia hanno riciclato almeno metà dei loro rifiuti urbani. In totale, tutti i 32 paesi dell’Aea sono riusciti a passare del 23% del 2004 al 33% del 2014 per quantità totale di rifiuti riciclati. Questo dato positivo non indica solo che negli ultimi dieci anni le politiche ambientali sono cambiate, ma anche “la crescita delle percentuali di riciclo è strettamente collegata a una riduzione del conferimento dei rifiuti in discarica”, spiega il report.
“Di solito il ricorso alle discariche diminuisce molto più velocemente dell’aumento dei tassi di riciclo e spesso le politiche di gestione dei rifiuti puntano a passare dalla discarica verso un sistema combinato di riciclo e incenerimento – si legge nel report – e in alcuni casi all’uso del cosiddetto ‘trattamento meccanico-biologico’, la tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati”. Il ricorso al conferimento in discarica tra il 2004 e il 2014 è passato dal 49% al 34%, riducendosi considerevolmente in 27 dei 32 paesi membri dell’Aea.
Ogni Paese ha ottenuto risultati diversi. in alcuni – come Austria, Belgio, Germania – “praticamente nessun rifiuto urbano viene inviato in discarica”, dice il rapporto. Dall’altro lato Paesi come Cipro, Croazia e Turchia affidano alle discariche più di tre quarti dei loro rifiuti. Tra il 2004 e il 2014 la diminuzione del ricorso al conferimento in discarica è stata evidente e significativa soprattutto in Estonia, Finlandia, Slovenia e Regno Unito.
L’Italia, che solitamente è abituata a conferire in discarica la maggior parte dei suoi rifiuti solidi urbani, tra il 2001 e il 2014 ha ridotto il ricorso a questo sistema passando dal 68 al 31%. Come in molti altri ambiti, anche in quello dei rifiuti esistono differenze significative tra una regione e l’altra. Secondo i dati dell’Ispra, nel 2014, ad esempio, il Friuli Venezia Giulia ha conferito in discarica solo il 6% dei suoi rifiuti, mentre nello stesso anno in Sicilia si è arrivati all’84%.
Chiaramente il trattamento dei rifiuti diventa più facile e meglio gestibile se questi sono sempre di meno. Anche sul fronte della riduzione della quantità dei rifiuti l’Europa sembra aver preso la strada giusta. Al 14° posto su 35 stati europei per chili di rifiuti urbani prodotti a persona dal 2004 al 2014, l’Italia è passata da 540 kg pro capite a 488. Sono sostanziali, però, le differenze regionali: si va dai 349 kg della Basilicata ai 636 dell’Emilia Romagna.
Nei dieci anni presi in considerazione c’è stato un calo generale di produzione di rifiuti da un minimo del 3 a un massimo del 7%. Non tutte le nazioni però sono riuscite nell’intento di ridurre la produzione di rifiuti, solo 19, negli altri 16 paesi è aumentata.
Per una volta le tradizionali nazioni virtuose del Nord Europa sono quelle che registrano i valori negativi. Nel 2014 la produzione di rifiuti pro capite è stata più alta in paesi come Germania e Svizzera e più bassa in Romania, Polonia e Serbia. Chiaramente, al di là del voler essere più o meno virtuosi, quello che pesa su questi dati è anche il fatto che le nazioni che producono più rifiuti pro capite “sono anche quelle più ricche e con maggiori flussi turistici”, spiega il rapporto. Infatti, anche Cipro e Malta, note mete turistiche, hanno aumentato la loro produzione di rifiuti pro capite.
Le politiche europee e italiane del futuro in tema di rifiuti prevedono ulteriori riduzioni del ricorso alla discarica e della produzione pro capite e, dall’altro lato, un aumento della raccolta differenziata e del riciclo. Entro il 2020 è previsto che l’Italia aumenti i tassi di riciclo del 9%, circa 1.1 punti percentuali all’anno, mentre negli ultimi anni il ricorso al riciclo, secondo Eurostat, è cresciuto di 2 punti percentuali. Sul fronte europeo, i nuovi parametri stabiliti dalla Commissione europea prevedono che entro il 2025 il 60% dei rifiuti urbani vengano riciclati, mentre entro 2030 la percentuale sale al 65%.