Roma – “Non è il momento di rincorrere i populisti, è invece il momento di essere anche impopolari nel breve termine, ma bisogna continuare a seguire progetto comune europeo”. Emma Bonino analizza così, intervenendo a ‘How can we govern Europe’, l’attuale fase politica che vede in ascesa le forze euroscettiche e i nazionalismi. “Non è il momento di togliere la bandiera europea”, incalza la copresidente dell’European council on foreign relation ed ex commissaria per gli Aiuti umanitari, in polemica con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che in un dialogo con i cittadini sui social network aveva esposto una serie di tricolori alle sue spalle, non accompagnati dal vessillo dell’Ue (poi tornato accanto al capo dell’esecutivo nelle uscite pubbliche successive). Le “pulsioni nazionaliste prendono radici facilmente”, ammonisce l’ex commissaria, e “poi estirparle diventa veramente difficile”.
Per rilanciare il progetto comune, come suggerisce Bonino, ci sono “tre grandi sfide” da affrontare, sottolinea Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai e ed ex commissario europeo per l’Industria, che le riassume in tre titoli: “Economia, immigrazione, sicurezza”. Su tutti e tre i temi, l’Unione europea non è ancora stata “in grado di realizzare politiche comuni”, sebbene non stiano mancando gli sforzi. Servirà dunque moltiplicare l’impegno, anche perché, avverte Nelli Feroci, ci sono anche “due incognite rappresentate dalla Brexit e dall’elezione di Donald Trump, caduta come un macigno” sulla scena europea.
Prendendo spunto dal risultato dell’elezione statunitense, il direttore di Rainews, Antonio Di Bella, ha segnalato il timore di “un effetto Trump in Europa”, favorito dal fatto che “il populismo ha tagliato il ponte” tra politica e cittadini rappresentato dall’informazione. “Trump parla direttamente all’elettore su Twitter e dice ‘non fidatevi dei giornali e non fidatevi dei partiti’”, sintetizza Di Bella, che plaude alla consultazione pubblica lanciata dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, “per capire cos’è che non va dell’Europa” secondo i cittadini. Usare il rapporto diretto tra istituzioni e cittadinanza è utile, tuttavia serve anche che il mondo dei media riassuma quel ruolo di intermediazione nel dibattito politico, suggerisce il direttore.
Sul ruolo fondamentale dei media concorda Beatrice Covassi, capo della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, che ha sottolineato in questo senso l’importanza di iniziative quali ‘How can we govern Europe?’, “cresciuta rispetto alla prima edizione ma sono cresciute anche le preoccupazioni sulla governance europea”. Per questo diventa “importante avere un dibattito e un momento di confronto come quello organizzato da Eunews”, che stimola il dialogo non solo all’interno dei palazzi del potere, ma anche “tra le istituzioni, i media e i cittadini”.
Un dialogo che secondo Covassi può agevolare la ricerca di una nuova governance per l’Ue, anche in vista di marzo 2017, quando dovrebbe essere attivata la procedura per la Brexit e si celebreranno i sessant’anni dei trattati di Roma, atto di avvio del percorso di integrazione europea. Quell’anniversario “non deve essere solo un momento celebrativo, ma anche di rilancio del nostro progetto e della nostra casa comune europea”.