Bruxelles – Le industrie culturali e creative (Icc) rappresentano tre milioni di imprese in Europa, danno lavoro a 12 milioni di dipendenti e rappresentano il 13% delle esportazioni dell’Ue (una forza lavoro 2,5 volte superiore rispetto a quella della produzione automobilistica e 5 volte superiore rispetto all’industria chimica). Il Parlamento europeo ha approvato nelle commissioni Industria e Cultura una relazione che chiede all’Ue di adottare una politica più coerente per il settore per permettergli di svilupparsi al meglio
Silvia Costa, presidente della commissione Cultura dell’Europarlamento, si è detta “molto soddisfatta del lavoro svolto”, in quanto la relazione riesce ad evidenziare “la peculiarità e le grandi potenzialità delle Imprese culturali e creative nonché le azioni necessarie per il loro potenziamento economico e occupazionale”. Per Costa l’importanza delle Icc deriva dalla loro capacità di creare “un ponte tra arte, cultura, creatività e produzione di qualità e sviluppo economico”, inoltre, operando a livello locale, queste imprese favoriscono lo sviluppo degli altri settori sul territorio “come il turismo, il commercio al dettaglio, i servizi e le tecnologie digitali”.
Ancorate ad un sistema di tradizioni dei territori le Icc sono composte prevalentemente da microimprese e Pmi, sono difficilmente delocalizzabili, più resistenti alla crisi economica e più di ogni altro settore impiegano ragazzi tra i 15 e i 29 anni.
La relazione, approvata con 57 voti a favore, 4 contrari e 7 astenuti, pone l’accento su la necessità di una definizione europea di Icc comprendente la moda e l’alta gamma basate sulla creatività; dati e statistiche per misurare l’efficacia delle politiche; una seria riforma del copyright per garantire un’equa retribuzione degli autori; la realizzazione di un fattivo collegamento tra il mondo della scuola, della formazione professionale e del lavoro, attraverso la promozione di approcci intersettoriali e sostegno a centri di eccellenza; infine chiede fondi Ue mirati per le Icc e lo sfruttamento ottimale delle sinergie tra i programmi già esistenti, come il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici, il cosiddetto Piano Juncker, e i fondi strutturali.
Luigi Morgano del Pd, co-relatore del testo insieme al popolare tedesco Christian Ehler, ritiene che “con il voto compatto e a larghissima maggioranza di oggi, le Commissioni Cultura e Industria sanciscono l’obiettivo politico di questa relazione” e cioè “dotare l’Unione europea di una vera politica industriale per le industrie culturali e creative che sia coerente e di lungo termine”.
Secondo Costa questa relazione costituisce un “forte messaggio” da parte del Parlamento europeo alla Commissione “perché finalmente lanci una efficace politica culturale e industriale attivando subito sostegni economici e finanziari mirati alle Pmi del settore”, partendo “dal nuovo strumento europeo di garanzia previsto in Europa Creativa” e “includendo pienamente questo settore nelle strategie e programmi per la cultura, l’industria, il turismo, la ricerca e la coesione”. L’eurodeputata, infine, invita l’Ue a sostenere i “partenariati transnazionali in atto tra le 70 regioni europee che hanno individuato le Icc, il patrimonio culturale e le Smart specializations nei loro piani di sviluppo” in modo da rendere le Icc una risorsa utile non solo dal punto di vista economico e culturale, ma anche “ambasciatori dei valori europei”.