Roma – “Se vogliamo salvaguardare il principio di libera circolazione” garantito dall’accordo di Schengen, “l’Ue deve dimostrare di avere un solido sistema di protezione delle frontiere esterne”. Lo sostiene Marco Minniti, sottosegretario con delega ai Servizi di informazione, in un’audizione alla Camera dei deputati sull’Agenda europea per la sicurezza, tema che l’esponente dell’esecutivo affronterà anche la prossima settimana, in occasione del convegno di Eunews ‘How can we govern Europe’.
Minniti ritiene importante “l’adozione di una Guardia costiera e di frontiera unitaria dell’Ue e che sia stato adottato il regolamento attuativo nel mese di settembre”. Adesso però si deve “procedere rapidamente all’attuazione di questi strumenti”, incluso il Pnr, il registro dei dati sui passeggeri dei voli, per il quale “si tratta di procedere a rendere efficace ed effettivo lo scambio” di informazioni, e di “lavorare rapidamente affinché sia data esecuzione all’interoperabilità” e “all’unità di informazione sui passeggeri”. Riguardo alle riserve in materia di violazione della privacy – espresse anche dal garante Antonello Soro in una passata audizione – “questi rischi non io li vedo assolutamente”, ha tagliato corto il sottosegretario.
Al pari del Pnr, il titolare delle deleghe alla sicurezza giudica fondamentale anche l’Etias, il sistema volto a introdurre dei controlli preventivi sui viaggi di cittadini di Paesi terzi non sottoposti a obbligo di visto. Un provvedimento sul quale serve un’accelerazione, dal momento che “il quadro della minaccia terroristica richiede risposte tempestive e i tempi delle nostre decisioni a volte non sono adeguati”.
Per avere un controllo più efficace sulle frontiere esterne, secondo Minniti, al Pnr e all’Etias bisognerebbe affiancare “un sistema di controlli sistematici per i cittadini europei che attraversano le frontiere esterne”, dal momento che “la stragrande maggioranza dei foreign fighter sono cittadini europei”. Il sottosegretario ha precisato che “negli anni abbiamo avuto circa 5mila europei che sono andati a combattere nello scenario siro-iracheno”.
Ulteriore campo di intervento è quello della radicalizzazione, in particolare quella che si propaga grazie al web. Minniti ritiene “fondamentale avere una maggiore consapevolezza e un maggior autocontrollo della diffusione di quel che scorre sul web” e a suo avviso “non bastano legislazioni nazionali”. Al contrario, ha indicato, “serve un’iniziativa dell’Unione europea con i grandi provider internazionali per costruire un patto per combattere il malware del terrore”.