Bruxelles – L’Italia è conosciuta in Europa non solo per il suo cibo, ma anche per la difficoltà con cui spende fondi europei. Eppure “ci sono regioni più capaci di spendere e mettere fondi”, lo ha ricordato il vicepresidente della Conferenza delle regioni periferiche e marittime (Crpm), con delega alla politica di coesione, Enrico Rossi, che oggi è stato ascoltato dalla Commissione politiche regionali del Parlamento europeo (Regi).
Secondo il presidente della Regione Toscana “dal Patto di stabilità vanno sottratte le quote di cofinanziamento nazionale e regionale che consentirebbe di aumentare investimenti e occupazione di cui abbiamo bisogno”.
Rappresentando oltre 150 regioni di tutta Europa, Rossi ha ricordato la “necessità di rinnovare le politiche di coesione territoriale dell’Unione, senza dimenticarne i benefici che rispecchiano tre principi fondamentali: solidarietà, territorialità e integrazione socio-economica”. Le politiche di coesione sono strumenti che servono per eliminare le disuguaglianze tra regioni più o meno ricche e creare un continente a un’unica velocità. Proprio la scorsa settimana l’Assemblea generale della Crpm aveva adottato il primo documento sulla politica di coesione territoriale post 2020, relativi a occupazione, clima, ricerca e sviluppo, istruzione e lotta alla povertà.
“Rivendichiamo con forza la prosecuzione della politica di coesione, ma non siamo convinti che si possa cambiare le politiche di coesione con gli strumenti finanziari del piano Juncker”, ha spiegato Rossi, “Purtroppo ha aggiunto nel suo discorso sullo stato dell’Unione non c’è nessun riferimento alle politiche di coesione e ai fondi strutturali. Noi vogliamo credere che si tratti solo di una dimenticanza”.
Inoltre, Rossi ha riconosciuto anche le debolezze dell’Italia, ricordando che “la politica di coesione non deve essere un finanziamento a pioggia, ma una politica radicata nei trattati dell’Unione ed è compito nostro”, ha spiegato, “delle Regioni, rinnovare queste politiche, far cambiare la loro connotazione che giustamente qualche volta è stata criticata e vista come negativa”.