Bruxelles – È vero che ha votato no al referendum ungherese contro il Piano Ue per il ricollocamento dei rifugiati, ma non ha partecipato alla campagna elettorale e il 2 ottobre scorso ha solo votato in quanto è il dovere di ogni cittadino. È la difesa che, a circa un mese dalla consultazione, il commissario alla Cultura Tibor Navracsics ha abbozzato parlando con i giornalisti in risponda a una domanda sull’opportunità per un commissario europeo di votare contro un provvedimento voluto dalla Commissione di cui fa parte.
“Ho pubblicamente detto più volte che non mi identificavo nella campagna”, ha dichiarato Navrasics, “e comunque la domanda del referendum riguardava un meccanismo decisionale interno” dell’Ungheria, cioè “se l’approvazione del Parlamento dovesse essere necessaria in queste questioni”. Per il commissario sul punto “ci sono limiti interni più stringenti in altri Stati Ue”, il suo comportamento comunque si è limitato, ha sottolineato, “a rispondere alla domanda del referendum come ogni cittadino ungherese”, ma, ha ribadito “mi sono tenuto a distanza dalla campagna”.