Bruxelles – Bisogna rimediare al danno d’immagine che il comportamento dell’ex presidente José Manuel Barroso sta infliggendo alla Commissione europea e bisogna farlo in fretta. Ne è convinto l’attuale numero uno dell’esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker che già la prossima settimana presenterà una personale proposta al collegio dei commissari per estendere da diciotto mesi a tre anni il periodo di tempo cosiddetto di “raffreddamento” per gli ex presidenti della Commissione, cioè l’intervallo di tempo dopo la fine del mandato durante il quale occorre notificare alla Commissione gli eventuali nuovi incarichi.
“Bisogna cambiare il codice etico”, ha dichiarato Juncker nel corso di un’intervista al quotidiano belga Le Soir, sostenendo la necessità di estendere il periodo da 18 mesi a 3 anni per gli ex presidenti e di essere favorevole ad un prolungamento fino a 24 mesi per i semplici commissari. A rendere chiara la necessità di rivedere le regole, secondo il presidente della Commissione, il parere giunto il 31 ottobre dal Comitato etico a cui l’esecutivo Ue aveva sottoposto il caso Barroso. Questo, dato il regolamento attuale, non ha potuto fare altro che constatare che il portoghese non ha violato alcuna regola. Dunque, secondo Juncker, sono proprio le norme a dover essere riviste.
La proposta, ha fatto sapere oggi il portavoce dell’esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, approderà sul tavolo dei commissari la prossima settimana. Se questi dovessero dare parere negativo e bloccare la proposta, Juncker annuncia un gesto dimostrativo, almeno personale: “Se il collegio non dovesse accettare questa posizione, io direi pubblicamente che non accetterò incarichi in qualsiasi banca o impresa per tre anni. Anche se d’altro canto non conto di farlo neanche più avanti”, ha detto il presidente della Commissione a Le Soir.
Una revisione in senso restrittivo delle norme attuali era stata chiesta anche dalla mediatrice europea, Emily O’Reilly e dai deputati europei che hanno chiesto norme più rigide per evitare casi come quello di Barroso ma anche dell’ex commissaria Neelie Krooes coinvolta nei Bahamas Leaks. “Ho forse aspettato troppo a dire quel che pensavo moralmente”, si è scusato Juncker ma, ha continuato, “ho una certa difficoltà ad accettare che si critichi la mia Commissione per tutte le responsabilità dei comportamenti precedenti”.