Roma – Mentre il dialogo con Bruxelles sulla legge di bilancio si mantiene su un crinale impervio, in Italia il governo riceve il plauso di Bankitalia per la manovra, ma una severa bacchettata dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), che vede un rischio infrazione anche se Bruxelles dovesse accogliere le spiegazioni fornite dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Questo il sunto di una giornata densa di audizioni sulla finanziaria davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite, che hanno ascoltato, tra gli altri, anche il presidente delle Corte dei conti e quello dell’Istat.
Dopo aver negato la validazione alla Nota di aggiornamento al Def, oggi il presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro è più conciliante sulle previsioni di crescita. “La nostra stima va dallo 0,8% all’1%” di Pil in più per il 2017, indica, riconoscendo che il punto percentuale tondo indicato dall’esecutivo “è compatibile” pur collocandosi “sul limite più alto del range” ipotizzato dall’organismo indipendente di valutazione dei conti pubblici voluto dalla normativa europea.
Le cortesie finiscono più o meno qui. Pisauro sottolinea che “con le informazioni attuali non è possibile prevedere quale sarà l’esito del giudizio della Commissione” Ue sulla manovra. Oltre alla disputa sul considerare fuori dal patto di stabilità solo l’incremento di spesa per i migranti o l’intero ammontare delle spese per l’accoglienza, anche il soldi messi dal governo sul capitolo sisma non è chiaro come saranno considerati.
Le “spese per la ricostruzione, 2,8 miliardi di euro, sono già considerate fuori” dai vincoli di bilancio, su questo “tutti concordano”. Ma “quello che è in discussione è la seconda parte che riguarda le risorse per la prevenzione, 600 milioni”, a cui si aggiungono “gli incentivi fiscali per la ristrutturazione da parte dei privati, circa due miliardi”, e ancora altri “800 milioni circa per la messa in sicurezza degli edifici pubblici”. Su tutta questa parte “ci possono essere dei seri dubbi che venga accettata” la motivazione delle spese per eventi eccezionali da parte della Commissione, avverte Pisauro.
L’affondo però arriva quando il presidente dell’Upb dichiara che anche “in caso di conclusione positiva su entrambi” i fronti, quello dei migranti e quello del terremoto, “gli obiettivi del documento di bilancio sarebbero comunque a rischio di deviazione” dalle regole europee “al limite della significatività”.
In particolare, per l’avvicinamento all’obiettivo di medio termine, il pareggio di bilancio, è richiesta una riduzione del disavanzo dello 0,5%, mentre per Pisauro ci sarebbe “un disavanzo strutturale fermo”. Dunque, la deviazione sarebbe “proprio al limite” perché vengono considerate significativi, e dunque passibili di procedura di infrazione, gli scostamenti superiori al mezzo punto percentuale di Pil. Inoltre, prosegue, ci sarebbe anche un “rischio di deviazione non significativa rispetto alla regola della spesa”.
Se poi la Commissione respingesse le giustificazioni avanzate dall’Italia sugli eventi eccezionali, il rischio di deviazione significativa riguarderebbe “entrambi i parametri di finanza pubblica, naturalmente”. E ancora, “un ulteriore rischio” pendente sul giudizio che darà Bruxelle è “la riclassificazione dei proventi di alcune misure”, che nella manovra vengono considerate strutturali ma che “potrebbero essere invece considerate come entrate una tantum dalla Commissione” europea.
Quanto all’altra regola, quella sulla riduzione del debito pubblico – che prevede una progressiva riduzione fino a scendere al disotto del 60% del Pil, “non è rispettata” – taglia corto il presidente dell’Upb, sottolineando che mentre nel Def della scorsa primavera si aveva, in proiezione, “uno scostamento di appena lo 0,2% del Pil nel 2019, adesso è dell’1,8%”.
Positivo è invece il giudizio sulla manovra arrivato dall’Istat. Il suo presidente, Giorgio Alleva, ha disegnato il quadro in cui si colloca, che “nel terzo trimestre dell’anno (in corso) è caratterizzato dal prevalere di segnali di espansione, dopo le difficoltà registrate nei tre mesi precedenti”, anche se “per l’ultima parte del 2016” l’economia italiana “non segnala prospettive di un’ulteriore accelerazione”. Per il capo dell’Istituto nazionale di statistica, in ogni caso, “nel periodo recente le vicende macroeconomiche del nostro Paese non sono dissimili dal quadro dell’eurozona”, con cui condividiamo “travagli e speranze”, sebbene “scontiamo problemi antichi” come quelli relativi alla “competitività del sistema produttivo”.
In una simile cornice, la previsione di crescita dell’economia fatta dal governo per il prossimo anno, un aumento dell’1% del Pil, “è superiore alle stime dei principali previsori oggi disponibili, che variano tra lo 0,5% e lo 0,9%, ma non irraggiungibile” secondo Luigi Signorini, vicedirettore della Banca d’Italia. Il giudizio, spiega, tiene “anche conto delle ripercussioni sull’attività economica dell’orientamento nettamente espansivo della politica di bilancio”.
Per l’esponente di Palazzo Koch la manovra ha infatti “un’intonazione espansiva” e contiene “diversi interventi apprezzabili, in quanto rivolti ad affrontare temi chiave per il Paese”, tra i quali “la ripresa dell’accumulazione di capitale produttivo, il contrasto dell’evasione fiscale, la prevenzione del rischio sismico”.
Signorini ricorda però che gli aumenti di Iva e accise, rinviati con la manovra dello scorso anno al 2017 avrebbero portato “entrate per 15 miliardi”, e l’incremento dell’Imposta sul valore aggiunto sarebbe ulteriormente valsa “l’1,2% del Pil nel 2018 e l’1,3% nel 2019”. Tuttavia, l’esecutivo, con l’obiettivo dichiarato di evitare effetti depressivi sulla domanda, è intervenuto anche quest’anno sulle clausole di salvaguardia, “abolite per il 2017, ma confermate per il 2018 e inasprite per il 2019”, sottolinea il vicedirettore di Bankitalia.
Secondo il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi, c’è inoltre il rischio che si debba comunque ricorrere a un aumento dell’Iva se la ‘voluntary disclosure’ – il condono per la riemersione dei capitali nascosti – non dovesse produrre il gettito previsto. Un problema al quale si aggiungono le criticità sulle coperture della manovra. Signorini nota che quelle per il 2017 sono garantite “per metà” da misure come la lotta all’evasione fiscale “e altri incassi una tantum”, e Martucci Di Scarfizzi registra “taluni elementi di problematicità che inducono a qualche approfondimento”. Ad esempio, il magistrato segnala che “oltre il 30% delle maggiori entrate” previste deriva da “misure una tantum quali la voluntary disclosure e l’asta per i diritti d’uso delle frequenze a banda larga” per la rete mobile, “rispettivamente 1,6 e 2,1 miliardi di euro nel 2017”.
Nel complesso, chiarisce il magistrato contabile, “le misure dagli effetti non permanenti assumono un ruolo di rilievo dal momento che contribuiscono ad un marcato peggioramento, rispetto alla Nota di aggiornamento al Def, del saldo strutturale, parametro cruciale nell’ambito della gestione del Patto di stabilità e crescita europeo”.
Quanto alle entrate dalla lotta all’evasione fiscale, poi, per il presidente della Corte dei Conti ci si muove “su un terreno oggettivamente difficoltoso, poiché nel passato non sempre i risultati sono stati all’altezza delle aspettative”. Per questo l’invito è di “prevedere prudentemente un esame in corso d’anno” per le misure di contrasto all’evasione, in modo da poter eventualmente aggiustare il tiro.