Roma – L’intervento del sistema di Protezione civile e la capacità di gestire la prima risposta ai terremoti che in poco più di due mesi hanno distrutto diversi borghi del Centro Italia, da Amatrice e Arquata del Tronto a Camerino e Norcia, secondo il presidente del Consiglio Matteo Renzi mostrano che “siamo bravi nell’emergenza”. Tuttavia, sono anche il segno che “per decenni l’Italia non ha pensato al proprio futuro”, e adesso “non ha più senso essere bravi solo nell’emergenza”, ma “la vera sfida è creare un sistema in cui, nell’arco di due generazioni, finalmente mettiamo al centro la prevenzione”.
Così il premier, in un incontro con professori e studenti di ingegneria e architettura al Politecnico di Milano, spiega le ragioni del progetto Casa Italia. L’operazione, “senza colore politico” e che durerà “per i prossimi trent’anni”, prevede la creazione di un dipartimento per la Prevenzione affidato al rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone, che si occuperà di fare un’analisi del territorio nazionale, individuare gli interventi necessari e programmarli, e solo dopo la palla passerà all’esecutivo per finanziarli: “Tutto quello che serve in termini di soldi lo mettiamo”, assicura Renzi, “perché è impensabile che per la stabilità europea crollino le scuole”.
Il capo dell’esecutivo torna a ripetere che è disposto a forzare la mano sui vincoli di bilancio imposti dai trattati europei. Ammonisce che, “senza Norcia e la chiesa di San Benedetto, l’Europa, il cui patrono è proprio San Benedetto, è più brutta”. Però, continua, non è solo per questo che “oggi l’Europa ha sede a Norcia”, ma anche perché, come quel territorio, “deve essere ricostruita” sotto il profilo della “politica economica”.
Una ricostruzione che l’Italia intende fare, avverte l’inquilino di Palazzo Chigi, ora non c’è più il governo dei “tecnici che hanno preso per oro colato tutto quello che viene dall’Europa”. Adesso, come fanno “gli altri” che non vanno in sede europea “a prendere appunti” ma a “dettare le regole”, anche l’esecutivo italiano alzerà la voce per difendere i propri interessi: “Io sono per l’ideale europeo, ma l’interesse nazionale non è contro l’ideale europeo”.
Una prima occasione per ridiscutere le scelte economiche, per il premier, sarà il dibattito sul bilancio dell’Ue che partirà il prossimo anno. Una discussione in cui, torna ripetere, il governo è intenzionato a far passare il principio per il quale all’erogazione dei fondi europei debba corrispondere il pieno rispetto degli accordi presi sui migranti.
Se “gli altri utilizzano l’Europa per regolarsi i propri interessi”, indica il capo dell’esecutivo, “l’Italia non può fare la bella addormentata nel bosco e farsi dettare le regole”. Anzi, a livello politico e con il lavoro di diplomatici e funzionari ministeriali alle riunioni tecniche, assicura, si perseguirà l’obiettivo di “intervenire sulle regole perché sono queste che vanno a influenzare pezzi di economia” del Paese, come le “regole bancarie fatte apposta per difendere qualcuno” – e qui il premier punta il dito contro la Germania senza nominarla – “e non qualcun altro”.
Se Renzi riuscirà a stimolare un dibattito sulle regole e influenzarne la riscrittura, come dichiara di voler fare, lo si vedrà nei prossimi mesi. Sempre che rimanga lui a guidare l’esecutivo dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. Che riesca a rimanere in sella, visti i sondaggi, non è affatto scontato. Anche per questo, nella sua campagna, il presidente del Consiglio sta usando molto la dialettica (che spesso sfocia in scontro) con l’Ue.