Bruxelles – Sedici ex commissari europei ricevono ancora mensilmente “l’indennità di reinserimento” dalle casse dell’esecutivo comunitario, sebbene molti di loro abbiano già un lavoro ben pagato. Lo rivela il settimanale tedesco “Die Zeit” pubblicando una lettera della Commissione datata 21 ottobre in cui sono indicati i nomi degli ex commissari del team Barroso che ricevono ancora l’indennità transitoria.
Nell’Europa della disoccupazione che non si ferma e in cui giovani laureati e diplomati faticano a raggiungere i fatidici “mille euro al mese”, sedici ex commissari del team Barroso, nonostante abbiano navigato e continuino a navigare in buone acque, percepiscono “almeno 99.996 euro all’anno” di indennità, riporta il giornale tedesco.
La “indennità di reinserimento”, garantita dal regolamento in vigore dal 25 luglio del 1967, stabilisce che per aiutare gli ex commissari che hanno concluso la loro attività a rientrare nel mondo del lavoro, questi percepiscano per tre anni dal 40 al 65% dell’ultimo stipendio base a seconda degli anni di servizio. Non poco se si pensa che nel caso di un commissario il salario base è di 20.832 euro lordi (ma le tasse sono molto basse) al mese e quello di un vicepresidente 23.147.
Il primo caso che aveva mosso le acque dell’indignazione era stato nel 2014 quello di Herman Van Rompuy, ex presidente del Consiglio europeo, che dopo essere stato anche parlamentare e primo ministro belga, dal giorno dopo in cui ha lasciato il suo ruolo aveva iniziato a percepire per “reinserirsi”, 4.700 mila euro al mese dopo soli 5 anni di lavoro a palazzo Lipsius.
Secondo i regolamenti, agli ex commissari è richiesto di informare l’esecutivo in caso di accettazione di nuovi incarichi lavorativi entro 18 mesi dalla fine dell’incarico nelle istituzioni europee. A seconda di quanto verrà pagato l’incarico, l’indennità sarà “tagliata” in relazione al nuovo stipendio, in modo che le due entrate sommate “non eccedano la remunerazione di un membro della Commissione”.
I nuovi incarichi, al di là delle questioni economiche, possono però creare imbarazzo a Bruxelles anche e soprattutto per la loro opportunità. Il caso più clamoroso in cui il nuovo lavoro è sembrato inopportuno è stato quello dell’ex presidente della Commissione europea Barroso che è diventato presidente non esecutivo della Goldman Sachs, la banca d’affari che ha avuto un ruolo controverso nella crisi del 2009. Come se non bastasse Barroso ha anche chiesto il prepensionamento e così riceve da Bruxelles 7 mila euro al mese.
Non pochi imbarazzi e qualche frizione ha creato anche il recente caso di Neelie Kroes, finita al centro della nuova inchiesta giornalistica sui paradisi fiscali e i conti offshore dei Panama Papers. L’inchiesta ha rivelato che l’ex commissaria amministrava una società off shore alle Bahamas, mentre si occupava di questioni fiscali come Commissaria alla concorrenza a Bruxelles all’interno del team di Barroso. Kroes è anche stata recentemente assunta da Uber, la società di trasporti con cui diversi Stati membri hanno dei contenziosi aperti.
“Barroso e Kroes non compaiono nella lista di coloro che ricevono l’indennità di transizione”, specifica Die Zeit, “ma più della metà di coloro che la ricevono facevano parte del team di Barroso quando lui era presidente dell’esecutivo comunitario”.
Nella lista degli ex commissari che percepiscono l’indennità transitoria, pubblicata dal quotidiano “Die Zeit”, compaiono anche l’ex commissario al Commercio Karel De Gucht, politico belga a capo del gigante dell’acciaio Arcelor Mittal e della compagnia belga di telefonia Proximus. Nonostante nella lettera della Commissione non siano specificati gli importi che gli ex commissari percepiscono, secondo il settimanale di Amburgo De Gucht percepisce almeno 125 mila euro l’anno.
Lo scorso aprile Connie Hedegaard, l’ex commissario danese per il Clima ha iniziato a lavorare con l’azienda di frigoriferi e sistemi di aria condizionata del suo Paese Danfoss, ma compare nella lettera di ottobre della Commissione e ricorda Die Zeit “continua a ricevere l’indennità transitoria ogni mese”. Tra i sedici ex commissari non tutti lavorano per imprese private, alcuni si sono ricollocati sempre nell’ambiente della politica, come Dacian Ciolos che è diventato primo ministro della Romania. Mentre l’ex commissario al Bilancio Janusz Lewandowski continua a ricevere l’indennità dalla Commissione e contemporaneamente da un’altra istituzione europea, il Parlamento, che gli versa mensilmente uno stipendio di 8 mila euro per il ruolo di eurodeputato.
Casi come questi minano la fiducia, già scarsa dei cittadini europei nei confronti delle istituzioni di Bruxelles. Ne è convinto il Parlamento di Strasburgo che nella recente sessione plenaria nella città dell’Alsazia, approvando il Bilancio comunitario per il 2017 ha fatto passare un emendamento proposto dai Verdi che blocca il 20% dei fondi europei per le “indennità di reinserimento” degli ex commissari, congelando di circa mezzo milione di euro le pensioni stanziate agli ex commissari per il prossimo anno.
I sedici ex commissari non hanno mostrato, al momento, nessuna intenzione di rinunciare a quello che per regolamento gli spetta. Diversa è stata la scelta invece di Antonio Tajani, ex vicepresidente della Commissione, che nel 2014 ha deciso di rinunciare all’indennità transitoria di fine mandato: circa 13mila euro al mese per tre anni, in tutto quindi 468mila euro.
“Proprio ora in cui si chiedono ai cittadini grandi sacrifici, mentre persiste un alto tasso di disoccupazione, anche la politica deve fare la sua parte, dare l’esempio”. Così aveva spiegato la sua presa di posizione Tajani, l’esponente di Forza Italia oggi vice presidente del Parlamento europeo.
Ecco la lista dei 16 ex commissari che ancora ricevono l’indennità:
Joaquin Almunia Aman (Spagna, concorrenza)
Laszlo Andor (Ungheria, lavoro)
Tonio Borg (Malta, salute)
Dacian Ciolos (Romania, agricultura)
Maria Damanaki (Grecia, pesca)
Karel De Gucht (Belgio, commercio)
Jacek Dominik (Polonia, bilancio)
Stefan Fuele (Repubblica Ceca, allargamento)
Connie Hedegaard (Danimarca, clima)
Siim Kallas (Estonia, trasporti)
Janusz Lewandowski (Polonia, bilancio)
Ferdinando Nelli Feroci (Italia, industria)
Andris Piebalgs (Lettonia, sviluppo)
Janez Potocnik (Slovenia, ambiente)
Algirdas Semeta (Lituania, tasse)
Androulla Vassiliou (Cipro. istruzione).