Bruxelles – Solo il Parlamento ha il potere di innescare la Brexit permettendo al governo di notificare a Bruxelles l’intenzione del Regno Unito di lasciare l’Unione europea. Lo stabilisce oggi una sentenza dell’Alta corte britannica.
La sentenza, pronunciata dal “Lord chief Justice”, Lord Thomas di Cwmgiedd, rischia di rallentare i tempi dell’abbandono della Gran Bretagna dell’Unione europea ed è una grave sconfitta politica per la premier Theresa May, che aveva più volte affermato che il governo da solo ha il potere di decidere quando innescare il processo.
Lord Cwmgiedd sostiene che “la regola più fondamentale della Costituzione del Regno Unito è che il Parlamento è sovrano”. E dunque “il governo non ha il potere in base alle prerogative della corona di attivare l’articolo 50 per l’abbandono dell’Ue da parte della Gran Bretagna”.
Il governo tramite il ministro per il commercio estero Liam Fox ha già annunciato che presenterà appello alla Corte suprema, che ha già creato uno spazio per un’udienza il 7 e l’8 dicembre.
“La Corte – afferma la sentenza – non accetta la tesi sostenuta dal governo. Non c’è nulla nella legge del 1972 sulla Comunità europea che la sostenga”. Secondo i tre giudici, che si sono espressi su un ricorso presentato da un gruppo di cittadini guidati dalla finanziera Gina Miller, la tesi del governo “è in contrasto sia con il linguaggio utilizzato dal parlamento nel 1972, sia con i principi fondamentali della sovranità del Parlamento e l’assenza di un qualsiasi diritto da parte della corona di modificare il diritto interno nell’esercizio delle sue prerogative”.
La questione riguarda l’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, quello che permette ad un Paese membro dell’Ue di comunicare agli altri la sua intenzione di lasciare l’Unione, attivando così il processo legale di separazione. La decisione della Corte oltre a smentire la posizione di Theresa May mette anche tutto il processo sotto un forte controllo parlamentare, cosa che la premier avrebbe voluto evitare, limitandosi a periodiche informative, ma mantenendo una sostanziale autonomia dell’esecutivo dal parlamento.
Il problema che adesso ha May, ma che hanno anche i parlamentari, è che l’esito del referendum è stato, di stretta misura, favorevole alla Brexit, ma i parlamentari sono invece, sempre di stretta misura contrari. Il referendum del giugno scorso era solo consultivo, ma il suo significato politico è stato totalmente accolto da May, la quale ha sempre ripetuto che “Brexit significa Brexit” adattando dunque le strutture del suo governo per realizzare questa scelta. Ora, se la Corte Suprema dovesse confermare la sentenza dell’Alta Corte, anche i parlamentari avranno una scelta difficile da fare, poiché molti dei contrari all’abbandono sono stati eletti in collegi dove invece hanno vinto i separatisti.
I giochi potrebbero a questo punto riaprirsi, e coloro che sognano il passo indietro sulla Brexit hanno qualche carta in più da giocare.
Domani il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker parlerà al telefono Theresa May, su richiesta della premier britannica. Lo ha detto oggi un portavoce della Commissione a Bruxelles.