Bruxelles – La Polonia si avvia allo scontro diretto con Bruxelles. È ormai scaduto il periodo di tempo di tre mesi che la Commissione europea aveva concesso a Varsavia per rimettersi in regola con il rispetto dello Stato di diritto, a rischio, secondo l’esecutivo comunitario, dopo le decisioni assunte dal nuovo governo conservatore in particolare in merito al funzionamento del tribunale costituzionale del Paese. Nonostante la scadenza, però, Varsavia non ha introdotto nessuna modifica significativa all’ordinamento che possa fare cambiare idea alla Commissione e nemmeno pare intenzionata a farlo: “Non abbiamo mai nascosto il fatto che queste raccomandazioni sono senza sostanza e che sono scritte per ragioni politiche”, ha accusato la premier polacca Beata Szydlo, chiarendo: “Non introdurremo nessuno cambiamento al sistema legale della Polonia che sia incompatibile con gli interessi dello stato polacco”. Insomma, così è e poco male se a Bruxelles non sta bene. “Personalmente – ha continuato Szydlo – non riesco a capire perché la Commissione si stia ancora occupando della Polonia” visto che “tutto quello che facciamo è basato sulla legge, adottato da una maggioranza parlamentare e in linea con la costituzione polacca”.
Secondo la Commissione europea, invece, le recenti decisioni prese dal governo rischiano di paralizzare il funzionamento della Corte costituzionale polacca e ne minano il funzionamento. La stessa Corte ha emesso un giudizio secondo cui il nuovo assetto previsto dal governo è anti costituzionale ma il governo rifiuta di pubblicare in gazzetta ufficiale il giudizio rendendolo effettivo. Anche questa discrezionalità sulla pubblicazione delle sentenze, secondo Bruxelles, è un chiaro sintomo di un sistema giudiziario a cui viene tolta la sua indipendenza.
Ma Varsavia sembra pronta al muro contro muro. Il giorno esatto della scadenza dell’ultimatum il governo polacco ha inviato a Bruxerlles una lettera che è attualmente ancora all’esame della Commissione. “Confermiamo di avere ricevuto la lettera dalla Polonia ieri sera e ora la valuteremo attentamente”, si limita per ora a rispondere il portavoce dell’esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, secondo cui ora non è il momento di “speculare su possibili passi ulteriori”. Se dovesse continuare, la procedura inedita aperta dalla Commissione sul rispetto dello Stato di diritto si potrebbe ricorrere alla procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea, che può portare a sanzioni, inclusa la sospensione del diritto di voto del Paese in Consiglio.
Varsavia sembra comunque avere già messo in conto di andare allo scontro con Bruxelles e non risparmia le critiche: “Non siamo d’accordo con l’interpretazione unilaterale della Commissione europea”, ha attaccato anche il Ministro degli Esteri, Witold Waszczykowski che, come la premier, considera i giudizi Ue come frutto di incompetenza: “Ci dispiace notare – ha dichiarato il ministro – che le raccomandazioni della Commissione siano l’espressione di una conoscenza incompleta di come funzionano il sistema legale e il tribunale Costituzionale in Polonia”.