Strasburgo – Quasi 100 milioni di cittadini Ue hanno partecipato come volontari a programmi riguardanti istruzione, cultura, arte, eventi sportivi, aiuti umanitari e sviluppo. Ma nonostante i reali benefici sociali ed economici derivanti dal volontariato, la partecipazione al Servizio di Volontariato Europeo (SVE) rimane modesta e molti ostacoli devono ancora essere rimossi. Il Parlamento europeo in una risoluzione approvata a Strasburgo afferma che l’Unione europea ha bisogno di una migliore politica sul volontariato, in modo da fornire ai volontari uno status giuridico appropriato e aiutarli a partecipare ai programmi europei.
Il Servizio volontario europeo permette ai giovani di andare all’estero per partecipare a progetti di volontariato anche nei Paesi Terzi, ha un budget complessivo di 600 milioni di euro e una partecipazione di 100mila volontari di tutte le età che contribuiscono a circa il 5% del Pil. Ogni anno partono 5mila giovani, 1 su 5 è italiano. In 7 anni, dal 2014 al 2020, si supererà il numero complessivo di fondi e volontari che ci sono stati in 16 anni, dal 1998 al 2013.
Secondo i deputati le organizzazioni dovrebbero essere incoraggiate a rafforzare la loro partecipazione ai programmi che coinvolgono i volontari consentendo, tra le altre cose, di contabilizzare il volontariato come contributo di “cofinanziamento” per i progetti degli Stati membri collegati ai fondi strutturali Ue. Se le organizzazioni potessero utilizzare i finanziamenti dell’Ue avrebbero un incentivo più forte ad offrire opportunità di volontariato e fornire più benefici alle comunità. Il Parlamento chiede poi alla Commissione di migliorare la sua strategia di comunicazione e l’accesso delle informazioni al pubblico per quanto riguarda le opportunità del Servizio di Volontariato Europeo e di sviluppare una politica di volontariato più coordinata, con un unico punto di contatto nelle istituzioni e un sistema di applicazione più semplice per individui e organizzazioni. I deputati sostengono anche la nuova iniziativa per un “corpo europeo di solidarietà” promossa dalla Commissione, sottolineando però che la sua attuazione non dovrebbe compromettere i programmi di volontariato esistenti e il loro finanziamento.
“Abbiamo chiesto che le attività e lo status di volontario vengano definite in un quadro giuridico europeo che possa agevolare la mobilità e il riconoscimento delle competenze e abbiamo dato il via libera affinché il volontariato venga riconosciuto nel passaporto europeo delle competenze e dell’Europass in quanto forma di apprendimento informale e non-formale”, ha dichiarato Silvia Costa del Pd, presidente della Commissione Cultura del Parlamento europeo .
“Con la nostra risoluzione – ha aggiunto Costa – abbiamo chiesto agli Stati membri di istituire e potenziare programmi nazionali di servizio volontario dotati di risorse adeguate. A tutto questo è necessario abbinare una semplificazione dell’attuale sistema di presentazione delle domande per garantire un accesso rapido e agevole al programma”. “La risoluzione arriva nell’anno in cui lo SVE compie vent’anni e in un momento storico in cui è necessario dare risposte concrete e testimonianze dirette che esiste un’alternativa all’eclissi di solidarietà che sta oscurando l’Europa”, ha concluso Costa.