Roma – Sulla legge di bilancio l’esecutivo italiano non intende fare passi indietro dopo la lettera della Commissione europea con la richiesta di chiarimenti. La risposta del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, inviata ieri sera a Bruxelles, contiene grafici e tabelle che motivano le scelte del governo ma conferma l’intenzione di aumentare il deficit, rinviare il pareggio di bilancio, e giocare sulla leva fiscale per stimolare la crescita e realizzare, oltre alla ricostruzione nelle zone terremotate, un piano nazionale per la riduzione del rischio sismico.
La premessa di Padoan è che “la prospettiva macroeconomica è peggiorata dalla scorsa primavera”, quando nel Def il governo prevedeva di portare il rapporto deficit/Pil all’1,8%, invece che al 2,3% come farà con la manovra. “L’inflazione rimane a livelli ultra-bassi”, sottolinea ancora la missiva, e ciò “complica lo sforzo di ridurre il rapporto deficit/Pil”. Queste “condizioni cicliche difficili” in cui ancora si trova l’economia italiana “suggeriscono un più graduale aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine”, e dunque il pareggio di bilancio è rinviato “al 2019”.
Il ministro torna a battere sulla metodologia per il calcolo dell’output gap, la differenza tra Pil potenziale e Pil reale, che costituisce uno dei principali parametri sui quali la Commissione si basa per formulare le proprie raccomandazioni agli Stati membri. Riconosce che “alcuni progressi si stanno facendo”, ma chiede “ulteriori miglioramenti”, perché con i metodi di calcolo alternativi suggeriti dall’esecutivo, “la strategia fiscale dell’Italia per il 2017 sarebbe vista sotto una luce molto diversa”.
Rispondendo alla critica di Bruxelles sull’utilizzo non adeguato della flessibilità ottenuta nello scorso biennio, Padoan rivendica che “il governo sta implementando un programma coerente di investimenti e riforme strutturali per stimolare la crescita”.
Riguardo ai primi, sottolinea che la legge di bilancio per il 2017 prevede interventi pubblici da qui al al 2019, rafforzando l’inversione di rotta avviata lo scorso anno. Inoltre, assegna “risorse significative” per sostenere “gli investimenti privati, l’innovazione e la produttività”, ponendosi “in linea con le raccomandazioni specifiche” per il nostro Paese proposte dalla Commissione e approvate dal Consiglio europeo nel 2016. Raccomandazioni alla luce delle quali è stata stilata anche la nuova tabella di marcia per le riforme, scrive il titolare dell’Economia.
Padoan risponde anche alle preoccupazioni espresse dall’esecutivo comunitario in merito al deficit strutturale, che la manovra porta all’1,6% del Pil rispetto all’1,2% promesso in primavera. Si tratta di un aumento “ampiamente spiegato dalle spese straordinarie legate all’immigrazione e al rischio sismico”.
Nel dettaglio, spiega il numero uno di Via XX Settembre, uno 0,2% è dovuto alle spese addizionali per i migranti accolti, il cui numero si è “impennato quest’anno, e ci sono concreti rischi che il trend prosegua nel 2017”. Senza contare che “gli sforzi dell’Italia” sull’accoglienza “sono iniziati prima che per altri paesi europei”, che “le frontiere esterne dovrebbero essere responsabilità comune”, e che quindi “l’Italia ha affrontato uno sforzo finanziario eccezionale per conto dell’Unione europea per adempiere ai suoi obblighi umanitari”.
Padoan ricorda che il Consiglio europeo, nelle conclusioni approvate la scorsa settimana, ha riconosciuto gli sforzi economici fatti dai Paesi in prima linea sull’immigrazione. In osservanza a questa indicazione, a suo avviso, le spese “non dovrebbero essere valutate solo in termini di variazioni anno su anno, ma considerando la situazione in cui si troverebbe l’Italia se non fosse una frontiera esterna dell’Ue”.
Allegando una tabella con le diverse voci di uscita per la gestione dei migranti, il ministro indica una spesa “di 3,3 miliardi di euro (al netto del contributo europeo) nel 2016”, che arriverà a 3,8 miliardi il prossimo anno, se il trend di arrivi continuerà ad aumentare, e potrebbe raggiungere i 4,2 miliardi se lo scenario peggiorasse. Conti fatti “senza includere il costo addizionale dell’integrazione sociale dei migranti”, precisa il titolare del portafoglio economico.
La seconda causa che fa lievitare il deficit, il rischio sismico, peserà per 2,8 miliardi di euro che saranno spesi per l’assistenza e la ricostruzione nei territori colpiti dal terremoto. Inoltre, “data la frequenza di terremoti distruttivi” confermata purtroppo anche negli ultimi giorni, “e la sofferenza che questi provocano alla popolazione italiana”, Padoan spiega che “il governo intende portare avanti un programma aggiuntivo” di 2 miliardi per la riduzione del rischio sismico. Si tratta di un’azione “necessaria a rendere sicuri, ad esempio, 42mila edifici scolastici”. Il programma, oltre a interventi su strutture pubbliche, include incentivi fiscali per i privati che faranno interventi di miglioramento o adeguamento sismico. Il totale degli interventi per la ricostruzione e per la riduzione del rischio avrà “un costo vicino allo 0,2% del Pil”, indica il ministro nella missiva, congedandosi con la piena disponibilità a discutere più in dettaglio ogni punto affrontato.