Bruxelles – Il comando Nato di Napoli deve diventare un hub dell’Alleanza Atlantica da cui contrastare le numerose minacce che si concentrano intorno al Mediterraneo. A proporlo oggi ai colleghi riuniti a Bruxelles per la ministeriale Nato è la ministra della Difesa italiana, Roberta Pinotti. Oltre che sul versante Est dove si guarda a contenere la minaccia russa, gli Alleati discutono anche di sud e di come la Nato può sostenere l’operazione dell’Unione europea, Sofia, per combattere il traffico di migranti dalla Libia. In questo contesto l’Italia può assumere un ruolo centrale: “Visto che gran parte delle minacce che noi vediamo come più pericolose sono intorno al Mediterraneo, noi pensiamo che uno dei comandi joint che oggi ci sono, il comando di Napoli, potrebbe diventare un hub per il Mediterraneo”, spiega Pinotti entrando alla riunione. Si tratta, specifica il ministro, di “una discussione che a livello tecnico è stata già fatta dai capi di Stato maggiore della Difesa e che oggi riproporrò a livello politico”.
Napoli, in sostanza, potrebbe diventare il centro di comando per la coordinazione che sarà necessario mettere in atto tra l’operazione europea Sofia e Sea Guardian, l’operazione Nato nel Mediterraneo, approvata a luglio al summit di Varsavia e che oggi sarà lanciata ufficialmente definendone meglio funzioni e competenze. Un passo che l’Italia aspetta con ansia: “La decisione di una Nato a 360 gradi deve comportare a questo punto un’implementazione operativa di scelte che portano l’attenzione a sud”, insiste Pinotti, sottolineando l’importanza di mettere in atto la “cooperazione Nato-Unione europea” e di “rendere operativa” la missione Sea Guardian con i nuovi compiti”.
Per quanto riguarda la discussione sulla Russia, che la Nato punta a contenere dando vita a quattro battaglioni nell’Europa dell’Est (in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia) e a cui l’Italia contribuirà inviando 140 soldati in Lettonia, Pinotti si dice speranzosa che “si parli comunque anche di una ripresa del dialogo” con Mosca perché “non ha nessun senso parlare di deterrenza se non si parla anche di dialogo”.