Bruxelles – In Italia gli impiegati nel settore Ict (Tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni) sono pochi e anziani. Lo certifica l’ultima fotografia scattata da Eurostat, l’istituto di statistica dell’Ue, secondo la quale nell’Unione i lavoratori Ict sono aumentati di un milione e mezzo negli ultimi 5 anni. Oggi sono circa 8 milioni, il 3,5% del totale degli occupati. Più della metà degli assunti, inoltre, è costituita da forza lavoro altamente qualificata: il 60,5% ha un’educazione universitaria o equivalente.
L’Italia si trova però agli ultimi posti delle statistiche sia per la percentuale di specialisti del settore Ict impiegati (al ventesimo posto con appena il 2,5% nel 2015), sia per livello di formazione (all’ultimo posto, con appena il 33,1% di lavoratori che possiede una qualifica di “terzo livello”). Dai dati raccolti, emerge anche che il nostro Paese è quello che assume meno giovani: soltanto il 25,4% dei professionisti Ict ha meno di 35 anni, contro la media europea del 36,4%.
Nel 2015, gli specialisti Ict erano impiegati soprattutto nel Regno Unito (1,54 milioni di persone), Germania (1,47 milioni) e Francia (0,95 milioni), tre Stati che da soli accolgono più della metà della forza lavoro europea nel settore. I dati Eurostat mostrano però anche un altro aspetto della professione informatica: più di 8 impiegati su 10 sono uomini (83.9%). In alcuni Stati come la Repubblica Ceca (90,1%), la Slovacchia (88,6%) e l’Ungheria (88,1%) si può dire che la quasi totalità dei lavoratori nel settore Ict siano maschi.