Strasburgo – La Commissione europea deve migliorare le regole sul codice di condotta per gli ex commissari, per evitare in futuro nuovi casi come quello dell’ex presidente José Manuel Barroso che dopo l’esperienza a Bruxelles è passato a lavorare per la banca d’affari Goldman Sachs. E se non lo vuole fare con le buone il Parlamento europeo pensa di costringerlo con le cattive. Nel votare il Bilancio comunitario per il 2017 Strasburgo ha approvato un emendamento proposto dai Verdi che blocca il 20% dei fondi europei destinati alle cosiddette “indennità di reinserimento”, gli stipendi che le istituzioni di Bruxelles garantiscono alle cariche apicali alle fine del servizio e fino a quando non riescano a trovare una nuova attività lucrativa. Questa indennità varia dal 40 al 65% dell’ultimo stipendio base a seconda degli anni di servizio, non poco se si pensa che il salario base di un commissario è di 20.832 euro lordi al mese e quello di un vicepresidente 23.147.
“Per rafforzare la nostra democrazia europea e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, attuali ed ex commissari devono essere irreprensibili, soprattutto per quanto riguarda i conflitti di interesse e le porte girevoli. La Commissione deve adottare un codice di condotta più rigorosa per sbloccare il congelamento”, si legge nell’emendamento.
“I conflitti di interesse ai vertici delle istituzioni europee rappresentano una vera minaccia per la nostra democrazia e il nostro dovere è quello di porre rimedio alle falle che hanno permesso a Barroso di andare a Goldman Sachs o Neelie Kroes di ricoprire due volte la funzione Commissario, nonostante i conflitti di interesse”, ha dichiarato il Verde Pascal Durand.
Nel voto in Plenaria di mercoledì, il Parlamento ha chiesto più fondi, per aiutare i giovani alla ricerca di un impiego, per stimolare la crescita economica e per aiutare i Paesi terzi a far fronte alla crisi migratoria. I deputati hanno stabilito gli stanziamenti complessivi per il 2017 a 160,7 miliardi di euro (+4,1 miliardi di euro rispetto al progetto di bilancio) per gli impegni e a 136,7 miliardi di euro (+2,5 miliardi di euro) per i pagamenti.
“Quando abbiamo negoziato, nel 2013, il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, c’erano molti meno rifugiati in arrivo ogni anno in Europa. Ora il numero è ben sopra il milione. Dobbiamo riconoscere che le circostanze sono cambiate. Abbiamo bisogno di una revisione completa del quadro finanziario pluriennale e di un bilancio più ambizioso dell’Ue”, ha chiesto il relatore Jens Geier (S&D). “La disoccupazione giovanile è ancora troppo elevata in Europa. Chiediamo un supplemento di 1,5 miliardi di euro da mettere a disposizione per il finanziamento dell’iniziativa per l’occupazione giovanile, che dovrebbe essere reso possibile attraverso la revisione del bilancio pluriennale”, ha aggiunto Indrek Tarand dei Verdi.
Secondo i deputati, il finanziamento dell’accordo Ue-Turchia per i rifugiati e gli altri fondi o strumenti ad hoc non dovrebbe pregiudicare l’azione esterna dell’Unione, compresa la sua politica di sviluppo. I deputati pertanto chiedono di annullare tutti i tagli apportati dal Consiglio in questo settore e reintegrato i livelli del 2016 per le voci di bilancio destinate ai paesi del Mediterraneo e all’aiuto umanitario. Aumentati anche gli stanziamenti per il settore agricolo di 600 milioni di euro quelli per il sotto-programma Media, destinato al sostegno dell’industria audiovisiva europea.
Dopo il voto in Plenaria inizieranno ora i negoziati di “conciliazione” con il Consiglio (fino al 17 novembre), per trovare un accordo tra le due istituzioni in tempo utile per approvare il bilancio del prossimo anno che dovrà essere votato dal Parlamento e firmato dal suo Presidente a dicembre.