Bruxelles – Non si intravede ancora il bandolo della matassa per sbrogliare il garbuglio creato dal voto con cui lo scorso aprile il popolo olandese ha chiesto al suo governo di non ratificare l’accordo di associazione tra Unione europea e Ucraina. La questione oggi è tornata sul tavolo dei leader dei ventotto con un’informativa con cui il premier olandese, Mark Rutte, ha fatto il punto della situazione, dovendo purtroppo ammettere che da aprile ad oggi di progressi ce ne sono stati pochi. Il Parlamento olandese ha chiesto al governo di dare una risposta politica al risultato del referendum entro il 1 novembre ma per ora le chances sembrano davvero poche: “Comincia a diventare urgente, potrebbe diventare difficile trovare una soluzione” nei tempi stabiliti, ha ammesso Rutte. Eppure, ha sottolineato, “non possiamo semplicemente dire no, ci sono delle implicazioni, siamo parte di un contesto geopolitico”. Per trovare una soluzione, ha spiegato il premier, occorre lavorare su tre fronti: Bruxelles, il Parlamento olandese e l’Ucraina e “il parlamento potrebbe essere il fronte più difficile da risolvere, ma sono tutti difficili”.
Anche nel pre-Summit del Partito popolare europeo, oggi a Maastricht in onore del ventitreesimo anniversario dalla firma del Trattato, si sono affrontate queste preoccupazioni, alla presenza anche del presidente ucraino, Petro Poroshenko. “Sarebbe un precedente molto dannoso se non ci sarà la ratifica”, ha dichiarato Poroshenko, “e noi abbiamo fiducia nel popolo olandese e sia assolutamente sicuri che tutto andrà per il verso giusto”. Il presidente ucraino si è detto comunque convinto che “l‘accordo d’associazione tra Ue e Ucraina verrà ratificato, nell’interesse dell’Europa, dell’Olanda e dell’Ucraina”. L’accordo “dovrà essere firmato, ma è una cosa che riguarda l’Olanda”, ha detto Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, “Io penso che sia assolutamente importante per l’Olanda, l’Europa e l’Ucraina, che è una delle nazioni più euro-ottimiste in Europa”.