Bruxelles – Niente, non c’è niente da fare, si torna a casa. Il Canada getta la spugna e dopo intensi negoziati dell’ultimo minuto con la Vallonia e il presidente Paul Magnette la ministra del Commercio di Ottawa ha deciso di tornare a casa. Negli ultimi mesi, ha rivendicato Chrystia Freeland, “abbiamo lavorato molto con la Commissione e con molti Paesi dell’Ue, compresi la Germania, la Francia, l’Austria, la Bulgaria e la Romania”.
“Il Canada e io personalmente – ha continuato – abbiamo lavorato molto duramente, ma è ora evidente, è evidente per il Canada, che l’Unione europea è incapace di raggiungere un accordo, anche con un Paese con valori tanto europei come il nostro, anche con un Paese tanto gentile e paziente come il Canada”. Parlando con i giornalisti con la voce rotta dalla commozione la rappresentante del governo di Justin Trudeau ha continuato: “Il Canada è deluso? Io personalmente sono molto delusa, ho lavorato molto, molto intensamente ma penso sia impossibile. Abbiamo deciso di tornare a casa, sono molto triste, è una cosa emozionante. Per me e la sola cosa buona che posso dire è che domattina sarò a casa mia con i miei tre figli”.
Non sembra invece intenzionata ad arrendersi la commissaria al Commercio Ue Cecilia Malmstrom, che su Twitter scrive: “Ci siamo impegnati con tutto il cuore con la Vallonia negli ultimi giorni. Molto triste che i negoziati si siano interrotti. Spero ancora di trovare una soluzione per sottoscrivere il Ceta”. E ancora: “Buoni progressi sono stati fatti nella maggior parte delle aree che preoccupavano la Vallonia nelle discussioni sul Ceta. Credo sinceramente che questa non è la fine del processo”.
Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, è rattristata. Scrve sul suo sito stasera “al termine di un Consiglio europeo molto faticoso e complicato, segnato da difficoltà e divisioni tra Stati Membri su molte questioni legate più alle singole dinamiche di politica interna che alla costruzione di un comune orizzonte europeo”. La cosa che l’ha colpita “prima fra tutte” è stato “il mancato consenso sull’accordo di commercio con il Canada, un accordo migliore di qualsiasi altro mai negoziato prima d’ora, con standard altissimi e con un paese che condivide in pieno i nostri valori ed il nostro modo di vedere le relazioni internazionali, commerciali, economiche e sociali. Vedere la mancanza di consenso tra Stati Membri bloccare un accordo ottimo per tutta l’Unione Europea, e frutto di tanto tanto lavoro, fa rabbia e tristezza”.