Roma – Prosegue in Parlamento l’esame del decreto legislativo per l’attuazione della direttiva europea sull’infrastruttura per i combustibili alternativi. Le commissioni di Camera e Senato stanno ascoltando le valutazioni dei soggetti interessati prima di formulare al governo eventuali richieste di modifica, e non mancano le critiche. Oggi, nel corso delle audizioni che si sono tenute sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, la denuncia più pesante è arrivata dall’Unone petrolifera, che ha parlato di “una significativa limitazione alla libertà di impresa” a proposito degli obblighi previsti per i distributori di benzina e diesel.
Il decreto impone la costruzione di punti di distribuzione di combustibili alternativi nelle stazioni di servizio che vendono più di 10 milioni di litri (soglia che scende a 5 milioni dal 2017). Secondo l’organizzazione si tratta di “una significativa limitazione alla libertà di impresa, in quanto costringe attività economiche già in esercizio a sostenere ingenti investimenti, in particolare nel caso di gnl e gnc (gas naturale liquefatto o compresso), non preventivati e spesso non remunerativi”.
Ulteriori rilievi al provvedimento sono stati mossi dall’Enea, l’Ente nazionale di ricerca sull’energia, che in una memoria depositata al Senato ha criticato l’assenza di riferimenti all’idrometano, una miscela di gas naturale compresso e idrogeno che “ha dimostrato, in fase di sperimentazione, di poter essere quel combustibile di transizione verso un’economia dei trasporti a idrogeno”.
In merito allo stesso idrogeno, inoltre, Enea chiede di non limitarne al trasporto stradale la possibilità di utilizzo. Per l’Ente di ricerca, esistono infatti “prospettive di sviluppo anche in altri settori, quali quello navale, ferroviario, industriale, con applicazioni già esistenti in altri Stati membri e nel resto del mondo”.
Valutazioni sul decreto varato dal governo sono arrivate anche dall’Anfia, l’associazione delle industrie automobilistiche, che al legislatore ha segnalato il tema dei permessi di circolazione stabiliti dai Comuni per i mezzi a combustibili alternativi nelle zone a traffico limitato. La richiesta è che venga garantita un’elevata omogeneità a livello nazionale. Anfia, inoltre, vorrebbe un periodo di 24 mesi per l’adeguamento alle prescrizioni sulle indicazioni da inserire nei manuali e sui tappi dei serbatori in relazione ai carburanti.
Infine, anche l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico (Aeegsi) ha formulato delle osservazioni in merito al provvedimento varato dall’esecutivo. L’invito, espresso in un documento consegnato dal presidente dell’authority, Guido Bordone, alle Commissioni Attività produttive e Trasporti della Camera, è di favorire le forniture “maggiormente sostenibili dal punto di vista ambientale”. Per l’Aeegsi, “pur nel rispetto del principio di neutralità” delle tecnologie, l’infrastruttura per i combustibili alternativi dovrebbe “tenere conto dei diversi contributi” che energia elettrica, idrogeno, gas naturale (liquefatto o compresso) e Gpl possono garantire “alle politiche europee e nazionali in materia di ambiente e clima”.
Tra i punti critici del decreto, l’Autorità segnala l’articolo sulla definizione delle infrastrutture di stoccaggio e trasporto di gas naturale liquido come insediamenti strategici e di pubblica utilità. L’Aeegsi propone che, prima di decidere l’investimento su un’infrastruttura di questo tipo, si svolga un’analisi costi/benefici, da affidare a “un soggetto terzo quale l’Autorità”, per “verificare la sostenibilità economica di tali interventi e quindi la coerenza con le finalità di contenimento dei costi nonché la sicurezza degli approvvigionamenti”.