Bruxelles – Il 25 ottobre inizieranno i negoziati tra Unione europea e Nigeria per arrivare a stringere un accordo che faciliti il rimpatrio nel Paese africano dei migranti a cui non è stato concesso il diritto di asilo nei Ventotto. Si tratta dell’inizio di un percorso, che per concludersi impiegherà probabilmente mesi, ma a cui l’Italia guarda con particolare attenzione. La Nigeria, non solo è il Paese più popoloso dell’Africa ma anche quello da cui arrivano in Italia più migranti irregolari, quasi uno su cinque di tutti quelli che sbarcano sulle nostre coste. Nel 2015 si sono registrati 23mila arrivi di migranti economici dalla Nigeria e nei primi mesi del 2016 si è già raggiunto quasi lo stesso livello (22.800). Una parte consistente di questi arriva, via Libia, proprio in Italia: nei primi mesi del 2016, sono sbarcati sulle nostre coste, da gennaio ad agosto, 22.329 nigeriani e cioè il 19% di tutti i 131.860 migranti entrati irregolarmente in Italia. A fronte di questo livello di sbarchi, la percentuale di ritorni resta però molto limitata: negli ultimi anni il tasso è diminuito e si attestato oggi intorno al 34%.
Aumentare questa percentuale è per l’Italia di interesse vitale, così come mostrano i continui richiami di Roma all’Europa perché si faccia qualcosa a livello comune per aumentare i ritorni nei Paesi di origine dei migranti che non hanno diritto di asilo. Non a caso ad agosto, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, è stato il primo ministro europeo in visita in Nigeria dopo la decisione Ue di spingere sugli accordi con i Paesi africani con i cosiddetti “Migration Compact”. Anche il ministro tedesco ha poi seguito a ruota e pare che le pressioni, combinate con la proposta di partenariato del cosiddetto Migration Compact, abbiano dato frutti. È stata la Nigeria stessa, spiega la Commissione europea, a chiedere un quadro comune per i rimpatri a livello europeo per evitare di dovere trattare singolarmente le numerose richieste giunte dalle diverse capitali Ue. Pur puntando sull’accelerazione dei rimpatri, l’Ue ammette che in Nigeria le sfide sul fronte della sicurezza rimangono tante, a cominciare da quella dei terroristi di Boko Haram.
La Nigeria è uno dei cinque Paesi con cui l’Ue, a partire da giugno, ha scelto di lavorare in via prioritaria per stringere i cosiddetti Migration Compact, accordi di partenariato con Paesi terzi che dovrebbero portare vantaggi da entrambi i lati. Gli altri quattro sono Niger, Senegal, Mali ed Etiopia. Passi avanti ci sono stati con tutti. In Senegal e Mali, in particolare, sono già state pianificate, a partire da novembre, “missioni di identificazione” per tentare di sbloccare i casi in cui i ritorni non avvengono proprio a causa di problemi legati all’identificazione dei migranti.
“La nostra valutazione è che si sia ottenuto più in questi pochi mesi che negli anni scorsi e che si sia stabilito un quadro per lavorare in modo produttivo, costruttivo e rispettoso con i nostri partner”, spiega l’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini, secondo cui il lavoro potrà arrivare a funzionare “a pieno ritmo” entro dicembre. L’Ue ha fatto i conti l’Alto rappresentante, ha adottato nell’ambito del Trust Fund per l’Africa, 59 programmi per un valore di 927 milioni ed entro fine anno saranno 24 i progetti lanciati nei cinque Paesi dei ‘compact’ per un valore di 425 miliardi.