Roma – “Non siamo la commissione delle punizioni e delle sanzioni”, ma applicare in modo “intelligente” il Patto di stabilità e crescita non vuol dire “cancellazione delle regole”. Il Commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, spiega così l’atteggiamento con cui Bruxelles si appresta a valutare il disegno di legge di bilancio trasmesso ieri dal governo italiano. In risposta, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si aspetta “solo che vengano applicate le regole, e alcune sono astruse”, senza contare che “molti altri Paesi non rispettano i patti”, che sono anche “quelli al di fuori della disciplina di bilancio”, e “i patti valgono tutti, non solo quelli sullo zero virgola”, ammonisce Padoan alludendo agli accordi disattesi dai partner europei sulla gestione dei migranti. Il confronto tra Roma e Bruxelles rimane dunque serrato.
Ieri, in un colloquio con alcuni giornalisti al ‘Club de la prersse européenne’ a Parigi, l’esponente dell’esecutivo comunitario ha ribadito che le cifre non sono quelle che si attendeva, in particolare riguardo al rapporto deficit/Pil previsto per il 2017, che dall’1,8% promesso passa invece al 2,3%.
“Con l’Italia avremo un dialogo esigente”, ha annunciato il commissario, sottolineando che lo scarto tra le promesse di primavera e la manovra disegnata da Padoan non è di poco conto: “Sono circa 10 miliardi di euro, e faccio notare che Roma ha già goduto di una flessibilità pari a 19 miliardi” nel biennio 2015-2016, come rimarcato non molto tempo fa dallo stesso presidente della Commissione, Jean Claude Juncker.
Si profila dunque una bocciatura per la manovra italiana? “Dovrete aspettare per saperlo”, indica Moscovici prendendo tempo per valutare bene le carte. Certo è che sul ricorso alla clausola delle spese per eventi eccezionali imprevisti, quali l’emergenza migratoria e il terremoto nel Centro Italia, a Bruxelles sono intenzionati a fare le pulci. Quello 0,4% di deficit in più previsto dall’esecutivo sarà valutato “rispetto alle spese effettivamente sostenute per il terremoto e i migranti”, ha avvertito il francese, ribadendo che “la vera questione è se le cifre indicate nel budget corrispondono effettivamente a quelle sostenute”.
Sui contenuti della manovra, Moscovici non ha dato giudizi. Da quanto è finora emerso – il disegno di legge è atteso in Parlamento, e sarà dunque pubblico, solo giovedì 20 ottobre, ma secondo alcune indiscrezioni potrebbe addirittura slittare a lunedì 24 – il totale della manovra ammonta a 27 miliardi, con poco meno di 13 miliardi che verranno destinati al piano per l’Industria 4.0, altri 7 miliardi destinati a misure sul sistema pensionistico (pensionamento anticipato e quattordicesima per le pensioni più basse), due miliardi di aumento del fondo sanitario, 600 milioni di fondo per i migranti, con un bonus di trasferimenti previsto per le città che mostreranno disponibilità all’accoglienza. L’Ires passerà dal 27,5% al 24%, verrà disattivato anche per il prossimo anno l’aumento Iva previsto dalle clausole di salvaguardia pattuite con Bruxelles, e il governo si attende un gettito di 2 miliardi di euro dal nuovo condono sul rientro dei capitali dall’estero e sull’emersione di quelli nascosti. Proprio quest’ultima misura sarebbe tra quelle più criticate dai tecnici della Commissione europea, poiché rappresenta un ennesimo intervento una tantum a copertura delle spese previste.
Sui tempi del giudizio che verrà emesso da Bruxelles, il commissario agli Affari economici ha ricordato la procedura, indicando che fino al primo novembre si procederà dialogando con i governi, incluso quello italiano. “Se considereremo che il budget non corrisponde alle attese”, ha spiegato, “chiederemo alcune correzioni” da apportare alla manovra in Parlamento. Infine, l’opinione della Commissione dovrà arrivare “prima dell’esame finale dell’Ecofin dell’8 dicembre”. Moscovici ha indicato fine novembre per la presentazione del parere, ma non è detto che non si possa scavallare di qualche giorno, magari giusto il tempo di far passare senza turbamenti la data del 4 dicembre, appuntamento nel quale gli italiani saranno chiamati alle urne per decidere se approvare o respingere la riforma costituzionale.
C’è poi un altro scenario su cui nessuno è disposto a scommettere, ma che in linea teorica non si può escludere: una bocciatura da parte della Commissione, con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che va avanti per la sua strada senza modificare la manovra. Sarebbe uno scontro cruento e non auspicabile, soprattutto a Bruxelles. Tutavia, in Italia, con il referendum alle porte e uno schieramento del No ben nutrito di euroscetticismo – non solo la Lega di Salvini e il Movimento cinquestelle, ma anche Sinistra italiana e Forza Italia, come del resto lo stesso Pd, con toni più o meno marcati chiedono tutti l’abbandono dell’austerità – per il presidente del Consiglio sarebbe un’occasione perfetta per attrarre consenso proprio nel campo avversario.
Se si possano leggere in questa luce estrema le recenti dichiarazioni contro il Fiscal compact del ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, o il richiamo dello stesso Padoan sul rispetto di tutte le regole, è presto per dirlo, ma non si dovrà aspettare ancora molto. Un primo banco di prova arriverà dal Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi, quando il premier Renzi sonderà il terreno per verificare quante e quali sponde possa trovare sul piano politico.