Bruxelles – È corsa contro il tempo per provare a salvare l’accordo di libero scambio con il Canada. Il Ceta avrebbe dovuto essere sottoscritto dai ministri dei 28 Stati membro oggi alla riunione straordinaria del Consiglio Affari esteri, ma a causa dell’opposizione della Vallonia il ministro federale del Belgio non può apporre la sua firma al trattato, facendone così saltare la sottoscrizione che richiede l’unanimità del Ventotto e mettendolo quindi in serio pericolo. “Vengo a confermare che il governo federale belga è chiaramente favorevole al Ceta, e lo è stato fin dall’inizio”, ma nel Paese “dal 2009 la concertazione è permanente e serve l’accordo delle regioni per poter avanzare”, ha spiegato al suo arrivo alla riunione Didier Reynders il ministro degli Affari Esteri e del Commercio estero di Bruxelles.
“Quello delle Fiandre c’è”, ha detto riferendosi alla regione del nord del Paese, quella più ricca e popolosa, ma il sud resta fermo nella sua posizione di contrarietà espressa con un voto di rigetto venerdì scorso. “Con la Commissione europea in questi giorni abbiamo continuato il lavoro con la regione della Vallonia per rispondere alle preoccupazioni spiegando il trattato e la dichiarazione interpretativa e stiamo cercando di convincerli”, ha spiegato Reynders, che comunque oggi non sarà in condizione di mettere la sua firma sotto il trattato e per questo la questione verrà portata al livello più alto, quello del Vertice dei capi di Stato e di governo previsto per giovedì e venerdì prossimi. “Spero che da qui al Consiglio europeo saremo in grado di per poter avanzare, perché è quello che vuole la maggior parte degli Stati”, ha aggiunto il ministro.
“Tutti gli Stati tranne uno sono a favore”, a fatto notare il ministro slovacco Peter Žiga a nome della presidenza di turno dell’Ue, sottolineando che ha sottolineato che nell’Unione “ci sono più di 500milioni di abitanti e nel Belgio circa 37 milioni”, come a dire che una minoranza non può tenere sotto scacco l’intera Unione, e per questo, ha anche aggiunto “se ci sarà un fallimento dovremo chiederci se vale la pena avere una politica unica del commercio”.
“La commissione sta lavorando giorno e notte” per “cercare di capire le loro preoccupazioni (della Vallonia, ndr) e vedere se possiamo tranquillizzarli”, ha assicurato la commissaria al Commercio, Cecilia Malmström che si è detta “ottimista” che si riuscirà a trovare una soluzione. Allo studio a Bruxelles c’è una dichiarazione interpretativa da allegare al trattato con valore legale che, unita alla dichiarazione congiunta Ue-e Canada del 7 ottobre, si spera possa servire a convincere i valloni a dare il loro via libera.
Ma se questo non accadrà “sarà una situazione molto difficile”, ha affermato Malmström, perché “se non possiamo firmare un buon accordo con un Paese come il Canada, uno dei nostri più stretti alleati, un Paese democratico con un governo progressista e pro-europeo con cui lavoriamo sulla scena globale, allora il resto del mondo si chiederà se l’Europa è un partner affidabile e ci saranno conseguenze per la politica commerciale dell’Ue”. E il tempo stringe, il 28 ottobre è in programma il summit Ue Canada, in cui è prevista la firma ufficiale da parte di Bruxelles e Ottawa. “Abbiamo tempo fino a quando il premier (Justin Trudeau, ndr) non farà il biglietto del suo aereo, ma se noi non potremo firmare il Ceta il summit non ci sarà”, ha avvertito Malmström.