Bruxelles – La quota di persone a rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce in Europa, ma aumenta in Italia. Secondo i dati Eurostat nel 2015 la percentuale di popolazione all’interno Ue che è a rischio di povertà o esclusione sociale è diminuita raggiungendo il 23,7% (circa 119 milioni di persone), ossia la quota pre-crisi, un miglioramento rispetto al 25% registrato nel 2012. Il miglioramento, tuttavia, non rappresenta una tendenza omogenea: se alcuni stati membri si distinguono per una diminuzione della percentuale di persone a rischio dal 2008 al 2015 (come la Polonia con – 7,1 punti percentuale, la Romania con -6,9 e la Bulgaria con -3,5), altri spiccano per il suo aumento (Grecia con +7,6%, Cipro con +5,6 e Spagna con +4,8). A quest’ultimo gruppo appartiene anche l’Italia e si posiziona al quarto posto con un aumento di 3,2 punti percentuali: in termini numerici, significa che ai 15 milioni di italiani che si trovavano a rischio di povertà o esclusione sociale nel 2008, se ne sono aggiunti altri 2,4 milioni (per un totale di 17,4 milioni). Se si esamina questo risultato in termini assoluti, la popolazione italiana è quella in cui il più alto numero di persone si trova a rischio di povertà.
Secondo la statistica Eurostat, inoltre, un europeo su 12 soffre di gravi deprivazioni materiali (come difficoltà nel pagamento delle bollette, nel sostenere spese impreviste, nel riscaldare adeguatamente l’abitazione o passare una settimana in vacanza lontano da casa). Anche in questo caso, mentre la tendenza generale europea è una lieve diminuzione (dal’8,5% del 2008 all’8,1% del 2015), l’Italia va controcorrente ed è il secondo stato membro per il più alto aumento della percentuale di popolazione che versa in questo stato: è passata dal 7,5% del 2008 all’11,5% del 2015, seconda solo alla Grecia, dove l’aumento è stato di 11 pp, dal’11,2% al 22,2%.