Bruxelles – C’è perplessità a Bruxelles per i (pochi) numeri della manovra approvata dal Consiglio dei ministri italiano. Confermando quanto già anticipato dal commissario per gli Affari economici Pierre Moscovici ieri una fonte a ribadito a La Stampa che “non sono questi i numeri che ci aspettavamo”.
L’unica cifra che ha, per il momento, una certa chiarezza, in attesa che il testo del documento sia presentato in Parlamento e qui a Bruxelles, è il 2,3 per cento del rapporto tra deficit e Pil. Appena meno del 2,4 del quale si parlava nei giorni scorsi, ma ancora molto lontano dall’1,8 per cento che vorrebbe la Commissione europea. Ma l’atteggiamento, per ora, è prudente. Sempre la Stampa riporta che per gli uffici comunitari sottolineano che “secondo le regole è chiaro che non ci siamo”. La “flessibilità” che dovrebbe rendere le regole più compatibili con la realtà della situazione economica potrebbe portare ad accettare qualcosa di più dell’1,8 per cento, ma il 2,3 è davvero troppo alto.
Oggi dovrebbero arrivare cifre più precise, che indichino dove e perché il governo prevede gli sforamenti. Insomma, si aspetta di vedere esattamente perché l’Italia tenta una forzatura. In realtà la situazione è in qualche modo favorevole per l’Italia, Matteo Renzi ha un po’ di corda da tirare dalla sua parte. Come abbiamo spiegato su Eunews nei giorni scorsi, la Commissione “tifa”, silenziosamente, per la vittoria del “Sì” al referendum costituzionale, e dunque non è intenzione di Bruxelles di mettere in eccessiva difficoltà l’esecutivo, per non indebolire in questa complicata campagna referendaria. Però in molti scalpitano, in alcuni Paesi sono al governo forze che si sentono forse più vicine al Movimento 5 stelle che ai partiti tradizionali, e dunque sarà difficile fargli accettare una tolleranza in cambio di un stabilità.
Dunque è probabile che l’atteggiamento sarà soft, “non vogliamo una escalation” di tensione si spiega in Commissione ai giornalisti, anche perché su molti aspetti delle politiche di questo governo c’è soddisfazione a Bruxelles, per le riforme, il sostegno alla digitalizzazione, i piani per l’industria, in fondo anche l’accoglienza dei migranti garantita dall’Italia è un bene prezioso per l’Unione. Si cercherà di mediare su un qualche piccolo aggiustamento riconoscendo lo sforzo fatto dall’Italia nell’accoglienza dei migranti e per la ricostruzione dopo il terremoto di Amatrice. “Oltre i numeri vogliamo anche veder la qualità della manovra”, si spiega. I mezzi tecnici per rinviare il “timbro” finale ben oltre il referendum ci sono. Dopo, però si ricomincerà a giocare duro, se il “Sì” avrà vinto. Se invece vincerà il “No” si aprirà un panorama nuovo, si dovrà decidere se accelerare la successione a Renzi perché non restino troppi mesi di incertezza o se, invece, continuare a sostenerlo per tentare di evitare che le forze considerate “antisistema” vadano al governo.
“Passato il referendum si tornerà alla realtà. La manovra tutta promesse di Renzi si rivelerà per quella che è: un concentrato di misure irrealizzabili perché poggiano su coperture inesistenti.
Serietà è anche non promettere ciò che non si è in grado di mantenere, serietà è astenersi dall’usare una manovra economica come spot pre-referendario”. Così l’europarlamentare e vicesegretario della Lega Nord Lorenzo Fontana intervenendo questa mattina ad Agorà, su RaiTre. “Una manovra che poggia su deficit, gioco d’azzardo ed entrate presunte è per definizione instabile e apre al rischio di un’altra manovra correttiva ‘lacrime e sangue’. Anche la previsione sul Pil, come attesta l’ufficio parlamentare di bilancio – aggiunge Fontana -, è basata su ‘numeri allegri’. E’ grave che un premier prenda in giro gli italiani promettendo sogni senza avere i numeri dalla sua parte. Il referendum del 4 dicembre farà da spartiacque tra la fantasia e la triste realtà”.