Bruxelles – Nonostante le modifiche, la legge polacca continua a non assicurare l’indipendenza della sua Corte costituzionale. A sostenerlo è la Commissione di Venezia, organismo del Consiglio d’Europa che fornisce ai Paesi membri una consulenza giuridica in materia costituzionale. Secondo gli esperti che la compongono, le modifiche effettuate da Varsavia in seguito alle pressioni giunte dall’Ue sono stati finora “di portata troppo limitata”. La legge polacca, secondo la Commissione di Venezia, continua a “ritardare e ostacolare il lavoro del tribunale, rendendolo verosimilmente inefficace, e minando la sua indipendenza esercitando un controllo legislativo ed esecutivo eccessivo sul suo funzionamento”.
La Corte stessa ha giudicato incostituzionale la legge che la riguarda messa a punto dal nuovo governo conservatore di Beata Szydlo ma il governo rifiuta di pubblicare, e dunque di rendere effettivo, questa sentenza, lasciando la situazione in sospeso. “Invece di sbloccare questa situazione precaria del tribunale costituzionale, il parlamento e il governo continuano a sfidare la sua posizione come arbitro finale sui temi costituzionali attribuendo questa autorità a se stessi”, scrive la Commissione di Venezia.
Il parere dell’organismo del Consiglio d’Europa arriva mentre si avvicina lo scadere dell’ultimatum lanciato lo scorso 27 luglio dalla Commissione europea, che ha lasciato tre mesi a Varsavia per rimettersi in regola con il rispetto dello stato di diritto. Se anche allo scadere di questo periodo la Polonia, come lascia presagire il parere della Commissione di Venezia, non avrà garantito l’indipendenza e il buon funzionamento del suo tribunale costituzionale allora si potrebbe fare ricorso a quella che, dal punto di vista politico, è considerata come l’arma “atomica”, e cioè la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea, che può portare a sanzioni come la sospensione del diritto di voto della Polonia in Consiglio.