Roma – Il governo ha ottenuto il permesso del Parlamento di portare il rapporto deficit/Pil al 2,4%, come richiesto con la nota di aggiornamento al Def, ma visto che per la Commissione europea queste cifre “non sono quelle che abbiamo in mente”, l’esecutivo italiano sembra pronto a limare un po’ la manovra per evitare strappi clamorosi, pur riservandosi dei margini di spesa più ampi rispetto a quelli indicati la scorsa primavera.
Così, secondo quanto anticipano alcuni quotidiani in Italia, il disegno di legge di bilancio per il prossimo anno – che sarà approvato domani in Consiglio dei ministri – dovrebbe far salire il rapporto deficit/Pil al 2,2-2,3%. Un po’ meno del 2,4% autorizzato da Camera e Senato, più dell’1,8% previsto nel Def ad aprile e, soprattutto, per Palazzo Chigi e Via XX Settembre un compromesso che Bruxelles potrebbe accettare.
I dettagli definitivi della manovra si conosceranno solo domani, ma tra le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e quelle del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si sa già che tra le misure saranno previsti: incentivi agli investimenti delle imprese (rinnovo del superammortamento per l’acquisto di beni strumentali, e iperammortamento per stimolare la transizione verso l’industria 4.0); innalzamento delle pensioni più basse e possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro con una penalizzazione sull’assegno mensile (poco meno del 5% per ogni anno di anticipo, ma alcune categorie saranno esentate dalla penalità); lo sblocco del turnover “per le foze dell’ordine, gli infermieri e, se ci riusciamo, anche per i medici”, come annunciato ieri dallo stesso Renzi all’Assemblea dell’Anci, dove ha parlato di 10mila assunzioni; la disattivazione dell’aumento Iva previsto dalle clausole di salvaguardia concordate con l’Ue; il via libera agli Enti locali per spendere “tutto ciò che serve” per l’adeguamento sismico dell’edilizia scolastica.
Le coperture dovrebbero essere garantite in parte dall’aumento del deficit, appunto, e in parte con i risparmi derivanti da una revisione di spesa. In questo secondo ambito, dai 2,6 miliardi di tagli già previsti si potrebbe salire a quasi 5, con un ‘ritocco’ che secondo le indiscrezioni potrebbe riguardare anche la Sanità.
Con questa limatura della manovra, per Bruxelles sarebbe un po’ più facile digerire il Bilancio italiano, o quanto meno rinviare un giudizio fino a dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo. Basterebbe anche solo il silenzio della Commissione europea, infatti, a non intralciare la campagna referendaria di Renzi, che per l’esecutivo comunitario rimane comunque la migliore delle alternative politiche, al momento, in grado di evitare l’avvento dei “populisti”, per dirla con il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici.