Bruxelles – Gli studiosi, i diplomatici, i funzionari, gli opinion leaders, i lobbysti a Bruxelles premono per una “Hard Brexit”, cioè per non cedere su nessuno dei principi fondanti dell’Unione nel prossimo negoziato per la separazione di Londra dall’Ue. Viene approvata, in sostanza, la linea decisa da Commissione, Parlamento e Governi, per la quale non si negozia nulla fino a che Londra non presenta la domanda formale di separazione e, poi, non si cede su nessuno dei pilasti del Mercato Unico, in particolare quello sulla libera circolazione all’interno dell’Unione.
Il dato, che non ha un valore scientifico ma che è comunque significativo per la qualità dei rispondenti, è stato rilevato durante la cerimonia per i 20 anni dell’European Policy Centre (Epc), un prestigioso Think Tank di Bruxelles, alla quale ha partecipato la crema della classe dirigente comunitaria, per dialogare con, tra gli altri, Jean-Claude Juncker, Donald Tusk e Martin Schulz.
La rilevazione è stata fatta in maniera anonima, ma in diretta e sul tema Brexit le domande erano tre: Nei prossimi negoziati con Londra l’Unione dovrebbe: a) aspirare a trovare compromessi su temi come il libero movimento, contributi al bilancio (dovuti anche da chi partecipa al Mercato Unico, ndr) e giurisdizione della Corte di Giustizia, con l’obiettivo di minimizzare il danno economico e tenere il Regno Unito più vicino possibile; b) scegliere una linea dura sulle condizioni richieste per partecipare al Mercato Unico, qualunque siano le conseguenze per le relazioni con l’Uk; c) lavorare per un Accordo di libero scambio con l’obiettivo di dal accesso alla Gran Bretagna al Mercato Unico in aree come i servizi finanziari.
La risposta b), quella per la linea dura, ha ricevuto ben il 62 per cento dei voti, la c) il 26 per cento e la a) solo il 13 per cento. Un conforto per i prossimi negoziatori, che possono contare su un mandato condiviso anche dai non politici.