Bruxelles – Lavorano o hanno lavorato per le istituzioni europee, ne vanno fieri e non vogliono vedere danneggiata la reputazione dei funzionari Ue a causa di comportamenti come quelli dell’ex presidente della Commissione, José Manuel Barroso. Così questa mattina si sono presentati davanti all’entrata del palazzo della Commissione europea con tre scatole di cartone piene di fogli con su scritti 151mila nomi: sono quelli di chi ha deciso di firmare la petizione per chiedere a Jean-Claude Juncker di prendere “misure esemplari”, contro il suo predecessore, colpevole di avere accettato un incarico da presidente non esecutivo di Goldman Sachs, banca d’affari pesantemente implicata nella crisi finanziaria del 2008. L’iniziativa è partita a luglio da un gruppo di dipendenti della Commissione che hanno voluto mantenere l’anonimato ed è arrivata a raccogliere in poco meno di tre mesi le 151mila adesioni. Alle firme dei dipendenti Ue si sono aggiunte quelle di molti cittadini di tutta Europa, soprattutto francesi (hanno firmato in 70mila), tedeschi (55mila) e belgi (20mila).
La petizione è stata consegnata oggi al segretario generale della Commissione, Alexander Italianer, visto che Juncker (impegnato nel consueto collegio dei commissari del mercoledì) ha rifiutato di incontrare la delegazione di firmatari che si è presentata al Berlaymont. Le firme sono poi state portate a mano anche al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk e al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. La richiesta, rivolta a tutte e tre le istituzioni,è quella di portare la questione Barroso davanti alla Corte di giustizia europea per verificare se l’ex presidente abbia rispettato i doveri di integrità previsti dall’articolo 245 del Trattato. Occorre inoltre, secondo i firmatari, prevedere sanzioni “esemplari” nei confronti del predecessore di Juncker, a partire dalla sospensione del pagamento della pensione come ex presidente della Commissione, per arrivare alla sospensione di tutti i suoi titoli onorifici eventuali legati alle istituzioni europee. Per evitare casi simili, i firmatari chiedono anche di rafforzare le regole etiche e la lotta contro le cosiddette “porte girevoli”, cioè la possibilità per gli ex membri della Commissione si trovare altri incarichi presso lobby o associazioni che hanno interessi spesso in contrasto con quelli difesi dalle istituzioni Ue.
Proprio in fatto di porte girevoli oggi sono state consegnate alle istituzioni Ue altre 63mila firme di una petizione separata che chiede però sostanzialmente la stessa cosa: quella di prendere provvedimenti per ostacolare il passaggio di ex membri della Commissione alle grandi aziende, rivedendo immediatamente le norme su dove gli ex commissari possono lavorare una volta terminato il loro mandato. La proposta è quella di impedire agli ex membri del collegio, di assumere, per almeno tre anni, qualsiasi lavoro che possa causare un conflitto di interessi (oggi il periodo è di 18 mesi) e di dare vita ad un comitato etico davvero trasparente e indipendente. Considerando le due petizioni a Bruxelles sono arrivate in totale oltre 200mila firme.
“Vogliamo chiedere alla Commissione più trasparenza, più comunicazione, è tempo di rilanciare un’Europa dei cittadini, in cui tutti siano informati su cosa succede in questo edificio, che dovrebbe essere una casa di vetro ma non lo è, è un vetro opaco”, ha spiegato arrivando alla sede della Commissione il portavoce degli organizzatori della petizione, Michel Vanden Avont.