Bruxelles – “Nessuno deve essere lasciato indietro perché è una ragazza, a nessuno deve essere negato l’accesso a un’istruzione di qualità, nessuno deve essere obbligato a sposarsi a un’età precoce, nessuno deve essere vittima di violenze sessuali”. A ricordare uno dei principi fondamentali della difesa dei diritti umani, nessuno deve essere discriminato per il suo sesso, è stato il Commissario europeo per la cooperazione internazionale e lo sviluppo, Neven Mimica, in occasione della Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze indetta dalle Nazioni Unite e durante la settimana europea delle donne minorenni.
Le donne con meno di 18 anni nel mondo sono circa un miliardo ed è a loro che si pensa quando si parla di matrimoni forzati, fertilità, mortalità materna, rappresentanza politica e sociale ed istruzione. Sono tutti ambiti in cui le donne nel mondo, e in particolare quelle più vulnerabili cioè le più giovani, non hanno spazio o ne hanno ancora troppo poco. Il Commissario Ue per lo sviluppo ha ricordato che “non c’è progresso né sviluppo senza il miglioramento delle condizioni delle donne nel mondo”.
La lista delle discriminazioni sulle donne e sulle donne più giovani è ancora lunga a partire dalla negazione dell’istruzione, uno degli strumenti fondamentali per uscire da una condizione di discriminazione. A circa 6 milioni di bambine nel mondo è negato l’accesso alle scuole primarie e secondarie. Dopo un’infanzia senza scuola, molte bambine vengono abbandonate dalle loro famiglie e finiscono nelle braccia di uomini molto più vecchi di loro che molto spesso ne abusano sessualmente.
Oltre 700 milioni di donne che si sono sposate in età minorile. Sono 15 milioni ogni anno i matrimoni che hanno per protagonista una minorenne e in 5 milioni di casi, una volta su tre, si tratta di una bambina con meno di 15 anni. Secondo gli ultimi dati dell’Unicef nel mondo, esclusa la Cina, sono 700 milioni le bambine vittime di matrimoni precoci. A livello globale, quasi 400 milioni di donne di età compresa tra 20 e 49 anni (oltre il 40%, del totale) si sono sposate in minore età. “In Afghanistan una donna su 5 è costretta a sposarsi prima dei 18 anni”, ha ricordato Dogmar Schumacher, Direttrice dell’ufficio di Bruxelles di Un Women, aggiungendo che “i matrimoni forzati costituiscono una delle più gravi violazioni dei diritti umani”. L’Afghanistan è uno dei Paesi più difficili in cui vivere per una donna. Save The Children nel suo ultimo report “Every last girl: Free to live, free to learn, free from harm” ha stilato una lista dei luoghi, dai migliori ai peggiori, in cui una donna nasce e vive subendo discriminazioni. L’Afghanistan è al 121 posto su una classifica mondiale di 144 Paesi. Il paese peggiore per una donna è il Niger, il migliore la Svezia.
“Per una donna il posto in cui nasce condiziona in maniera assoluta il livello di libertà che avrà e il tipo di vita che farà”. Il posto in cui ognuno nasce è determinante per tutta la vita, ma secondo Helle Thorning Schmidt, direttrice di Save the Children International, per le donne lo è ancora di più.
L’Italia nella lista di Save the Children occupa la posizione numero 10, ma non tutti i paesi europei sono posti sicuri per le donne. In Europa il paese peggiore è l’Albania al 44 esimo posto preceduta da Malta, Slovacchia e Ungheria. “In Europa ci sono circa 30 milioni di ragazze che hanno meno di 18 anni e sono a rischio di povertà ed esclusione sociale”, ha detto la direttrice di Save The Children, aggiungendo che “rispettare l’obiettivo numero 5 del raggiungimento della “gender equality”, l’uguaglianza di genere, previsto dall’Agenda delle Nazioni Unite “Sustainable Development Goals” entro 2030, significa porre fine a ogni abuso, sfruttamento, traffico, alle mutilazioni genitali e ai matrimoni forzati”.
“La comunità internazionale si è impegnata a mettere fine alla pratica dei matrimoni precoci entro il 2030”, si legge nel rapporto dell’organizzazione internazionale sull’infanzia, “tuttavia se il numero di spose bambine nel mondo crescerà ai ritmi attuali nel 2030 avremo 950 milioni di donne sposate giovanissime e 1.2 miliardi nel 2050”.
Le molte storie di abusi e sofferenze, ma soprattutto di infanzie spezzate che non torneranno più indietro, sono state raccolte simbolicamente oggi in un gioco di gruppo, “Being a girl isn’t child’s play. Help them climb the ladder”, realizzato davanti al Parlamento europeo per celebrare la giornata contro le discriminazioni femminili.
La sfida per le donne e gli uomini che hanno partecipato al gioco era di vincere la competizione saltando su una scacchiera a dimensione umana fatta di tutti gli ostacoli, snackers, e le opportunità, ladders, che una donna incontra nella sua esistenza, una vita ad ostacoli ancora molto dura per un miliardo di giovani donne nel mondo.