Roma – “Efficace ed esaustivo” sullo sviluppo della distribuzione di metano ed energia elettrica, ma “non interpreta correttamente gli indirizzi dell’Unione europea” sulla distribuzione di Gpl e idrogeno. È questo il giudizio di Federchimica sul decreto legislativo per il recepimento della direttiva Ue sui carburanti alternativi per la mobilità.
In una memoria depositata al Senato, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni Industria e Ambiente, l’associazione che fa capo a Confindustria lamenta dunque un’eccessiva attenzione dedicata alla diffusione del metano e dei posti di ricarica per i veicoli elettrici, mentre la “politica di promozione” della cosiddetta ‘green mobility’, secondo gli industriali della chimica dovrebbe “essere indirizzata a tutti i prodotti alternativi”, inclusi Gpl e idorgeno, “con un approccio tecnologicamente più neutrale”.
Per Federchimica, la parte del decreto che riguarda il rinnovo del parco veicoli della Pubblica amministrazione, e in particolare di quegli enti situati nelle aree più inquinate, dovrebbe puntare non solo su elettricità e gas naturale liquido (Gnl) o compresso (Gnc), ma anche sul gas di petrolio liquefatto (Gpl) e sull’idrogeno, che al momento “rimarrebbero ingiustamente ai margini di questa operazione.
Per Assocostieri (Associazione nazionale depositi costieri olii minerali), il testo varato dall’esecutivo necessita di alcune precisazioni su due aspetti. Da un lato, la richiesta dell’organizzazione aderente a Confcommercio è di specificare gli aspetti e le competenze delle procedure ambientali previste per le infrastrutture di stoccaggio e trasporto di gas liquido. In secondo aspetto riguarda invece il trattamento fiscale. L’associazione segnala la necessità di “assicurare le agevolazioni in essere per le zone non metanizzate”, e chiede dunque di specificare che “le disposizioni tributarie vigenti in materia di accisa sono fatte salve”.
Nel corso delle audizioni, i senatori delle commissioni Industria e Ambiente hanno ascoltato anche il parere della Conferenza Gnl, che in una memoria scritta ha segnalato che “per lo sviluppo del Gnl in Italia, il problema principale è costituito dall’assenza sul suolo nazionale di punti di approvvigionamento per le autobotti, stante l’indisponibilità dell’unico rigassificatore a terra, quello di Panigaglia, nel golfo di La Spezia”.
Per il Sud del Paese, la Conferenza propone di prevedere “un sistema basato su depositi costieri alimentati via nave”. Questi, si precisa nel documento, “potranno anche essere alimentati da depositi associati a impianti di liquefazione da realizzare lungo la dorsale della rete nazionale del metano che risale tutta la penisola”. Si tratta di impianti da costruire “in corrispondenza delle stazioni di compressione” e “in posizioni geografiche favorevoli, vicino ad autostrade” o agli snodi delle principali vie di comunicazione. Analoghe infrastrutture, propone infine la Conferenza Gnl, “potrebbero anche essere realizzate nei punti di immissione” in cui la produzione di gas liquido delle “decine di giacimenti presenti sul territorio nazionale” viene incanalata nella rete nazionale o in quelle regionali.