Bruxelles – Bisogna essere “intransigenti” e bloccare le manovre del governo britannico che sta lavorando nell’ombra per convincere interi settori dell’industria europea a spingere per mantenere Londra nel mercato unico a scapito della libera circolazione delle persone. A dettare la linea dura nei confronti del Regno Unito è il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, parlando alla cerimonia per il ventesimo anniversario dell’istituto Jacques Delors a Parigi.
“Vedo le manovre” in corso, ha avvertito Juncker: “Il Regno Unito, il suo governo, gli ambienti vicini stanno già spiegando agli industriali del continente che bisognerà che le relazioni siano serene, che siano il più amichevoli possibili”. Certo, ha continuato il presidente della Commissione europea, “ma non bisogna che interi settori dell’industria europea si impegnino in trattative segrete in camere oscure, a tende tirate, con gli inviati del governo britannico per poi venire tra un anno da Michel Barnier, dalla Commissione e dal Consiglio a dire: ‘Non possiamo fare altro, dobbiamo commerciare come prima con il Regno Unito, la libera circolazione delle persone è poca cosa visti i vantaggi che possiamo tirare dalle nostre relazioni commerciali” con Londra.
Mantenere un atteggiamento di questo tipo, “iniziare a disfare il mercato interno mettendolo a disposizione dell’arbitrio e della buona volontà di uno Stato che ha deciso di abbandonare” l’Unione, avverte il capo dell’esecutivo Ue, significherebbe “inaugurare la fine dell’Europa, dei suoi principi e di tutto quello che decreta il successo dell’Europa”.
Insomma, come già chiarito, “non negozieremo prima di avere ricevuto la lettera d’addio del governo britannico”, ripete Juncker, secondo cui “deve essere chiaro che se il Regno Unito vuole avere il libero accesso al mercato unico, deve rispettare integralmente tutte le regole e tutte le libertà che lo circondano”. Il Regno Unito, chiarisce il presidente della Commisione, non può “essere con un piede dentro e uno fuori, schiacciando con il piede fuori l’Unione che è stata costruita” e volendo, dall’altro lato, “cogliere i frutti” della stessa Unione europea.