Roma – A due anni dalla sua entrata in vigore, nel 2014, la direttiva europea sui diritti dei consumatori ha già bisogno di una revisione? Per rispondere a questa domanda, la Commissione Ue ha chiesto al Comitato economico e sociale europeo (Cese) di stilare un rapporto individuando le eventuali criticità della normativa e le possibili correzioni da adottare. Con questa finalità, il Comitato sta tenendo una serie di visite in diversi stati membri. Ieri è stata la volta dell’Italia, dove alcuni esponenti del Cese hanno ascoltato le parti sociali, in mattinata, e nel pomeriggio hanno tenuto un convegno presso lo Spazio Europa, a Roma.
“Le maggiori criticità” emerse dalle consultazioni, ha spiegato il consigliere del Cese Alberto Mazzola, “riguardano le clausole precontrattuali”. È un elemento segnalato tanto dai consumatori, i quali trovano spesso troppo lunghi e complessi i documenti informativi obbligatori, quanto dalle aziende che, come ha segnalato l’avvocato di Confindustria Giulia Grasso, “spesso non hanno al loro interno le competenze necessarie” per redigere l’informativa, con la conseguenza che devono rivolgersi a professionisti esterni con un aggravio dei costi. Un onere difficilmente sopportabile, in particolare, per le piccole e medie imprese. La richiesta è dunque di “una semplificazione” di questo aspetto, “ma mantenendo gli stessi diritti” per i consumatori, ha riassunto Mazzola.
Il secondo aspetto critico, ha proseguito il componente del Cese, “è la prospettiva delle piattaforme online”, per la quale “è necessaria una riflessione per coniugare il beneficio che queste portano, cioè l’accesso a servizi che i consumatori non avrebbero senza queste piattaforme, con l’esigenza di tutela dei diritti”. Si tratta di un aspetto sul quale “ancora non c’è chiarezza di vedute su come affrontarlo”, ha indicato Mazzola, sebbene rappresenti “un tema delicato che è il nostro futuro”.
Dal canto suo, anche la Commissione ha già individuato degli aspetti su cui sta valutando la possibilità di intervenire. Lo ha annunciato Marlene Melpignano, intervenuta al convegno in rappresentanza dell’esecutivo comunitario. In particolare, un terreno di intervento potenziale è quello della semplificazione per eliminare sovrapposizioni tra diverse direttive in materia di diritti dei consumatori, quali quelle sui prezzi, sulle pratiche commerciali abusive, sulla pubblicità ingannevole e via scorrendo. Non è da escludere l’ipotesi che si proceda alla razionalizzazione di queste norme in un testo unico, ha dichiarato la funzionaria rispondendo a un input della platea.
Ulteriori aspetti problematici sono emersi in materia di diritto al recesso dai contratti. I rappresentanti dei consumatori, come il presidente del Movimento di difesa del cittadino e consigliere del Cese Antonio Longo, hanno lamentato l’asimmetria nel comportamento delle aziende, molto celeri nell’attivare contratti stipulati al telefono – talvolta “estrorti” con pratiche scorrette – e decisamente meno solerti nell’adottare le stesse modalità e tempistiche quando l’utente o il consumatore vuole porre fine al rapporto. Questo, tuttavia, appare un problema legato più al recepimento della direttiva a livello nazionale, o all’attuazione delle norme da parte delle authority di settore, per tanto esula da una revisione a livello comunitario. Revisione che, se avrà luogo, si baserà anche sulle indicazioni del rapporto che il Cese presenterà alla Commissione europea dopo la votazione prevista nella seduta del Comitato del 14 e 15 dicembre prossimi.