Bruxelles – Il nucleare non è ancora finito nel cassetto delle politiche energetiche europee, non per ora. Per essere in linea con gli obiettivi delineati dall’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico l’Europa potrebbe essere costretta a non rinunciarci, piuttosto a considerarlo una parte strategica della sua azione energetica comunitaria.
“L’energia nucleare è una delle soluzioni per affrontare la transizione globale a un sistema elettrico che non sia basato sul carbone come combustibile”. A dirlo è il Forum europeo dell’Atomica, Foratom (The European Atomic Forum), l’associazione dell’industria dell’energia nucleare europea che rappresenta più di 800 aziende e circa 800mila posti di lavoro, che durante il Forum europeo dell’energia nucleare, l’Enef (The European Nuclear Energy Forum) ha presentato un nuovo ‘position paper‘.
Per Foratom la strada per un’Unione europea senza carbone passa attraverso l’energia nucleare. “Il nucleare è considerata la principale risorsa per la produzione di energia elettrica a bassa emissione di carbonio negli scenari tracciati dalla Energy Roadmap 2050, che mettono in luce anche che i costi energetici totali del nucleare sono i più bassi di tutti”.
Per passare da un sistema energetico basato su combustibili fossili a uno sulle energie rinnovabili non bastano solo i buoni propositi della Conferenza delle Nazioni Unite di Parigi sul cambiamento climatico, la COP 21. Secondo il Foratom, l’energia prodotta da fonti rinnovabili richiede investimenti finanziari elevati che non daranno risultati immediati. Inoltre, l’energia rinnovabile non può rispondere da sola a tutto il fabbisogno energetico, al contrario “l’ampia disponibilità dell’energia nucleare, la diversificazione delle risorse e la variazione dei prezzi dell’uranio in base all’alto o basso fabbisogno energetico, garantiscono una sicurezza per l’approvvigionamento energetico dell’Europa”.
La convenienza del ricorso all’energia nucleare risulta inevitabile, secondo Foratom, se si pensa che al diminuire del ricorso all’energia prodotta dal carbone, aumenta il fabbisogno di energia elettrica. “Gli obiettivi dell’Unione europea per la dismissione dell’energia derivante dal carbone, da raggiungere entro il 2030, si tradurranno nella decarbonizzazione dei settori dei trasporti e del riscaldamento, che potrà essere possibile solo con un maggiore ricorso all’energia elettrica”. Ma per produrne sempre di più, secondo l’associazione, non basteranno le energie rinnovabili e “non sarà possibile escludere il ricorso a nessuna tecnologia a bassa emissione di carbonio”.