Bruxelles – L’uragano Matthew si è abbattuto ieri sui Caraibi, devastando Haiti e la Repubblica Dominicana. Il bilancio provvisorio parla di 11 vittime (ma è destinato a salire), 5 delle quali solo ad Haiti, dove le stime riportano anche 14.500 sfollati e più di 1.800 case distrutte. Secondo l’Onu, circa 10.000 sono le persone che hanno trovato rifugio nei centri d’accoglienza. La situazione nel Paese, ancora in fase di ripresa dopo il grave terremoto di sei anni fa, viene descritta dalle Nazioni Unite come “il maggior evento umanitario” dal 2010. L’Unicef lancia l’allarme nei confronti di 4 milioni di bambini che rischiano di contrarre gravi malattie a causa delle risorse idriche contaminate. In diversi ospedali, inoltre, scarseggia l’acqua potabile, le linee telefoniche sono fuori uso e l’unico ponte che collegava la parte settentrionale del paese con la penisola meridionale è stato distrutto.
L’uragano, di forza 4 (il secondo livello più alto della scala di misurazione usata), è considerato dai meteorologi il più potente degli ultimi 10 anni, con venti che soffiano con una forza tra i 200 e i 230 chilometri orari.
Matthew ha interessato nel pomeriggio di ieri (ora locale) anche la costa orientale di Cuba (in particolare la provincia di Guantánamo), dove ci sono stati degli allagamenti e onde alte fino a 5 metri: finora non ci siano state vittime, ma il governo ha ordinato l’evacuazione di 1,3 milioni di persone. Domani è atteso alle Bahamas e poi interesserà la costa del South Carolina, dove la governatrice Nikki Haley ha emesso un’ordine di evacuazione per circa 1 milione di persone, della Georgia e della Florida, dove i rispettivi governatori hanno dichiarato lo stato di emergenza . Le autorità della contea di Miami Dade hanno disposto la chiusura delle scuole per i giorni di giovedì e venerdì, consigliando alla cittadinanza di prepararsi all’evento ed evitare spostamenti che non siano strettamente necessari nei giorni di allerta, soprattutto verso le isole Bahamas.