In una parola. Cultura. Con Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, siamo alla decima conversazione e cultura è la prima parola che viene in mente quando si parla di Europa. Perché l’Europa è un modello culturale che si basa su una storia comune, tradizioni diversissime, che hanno reso questo continente fondamentale per la storia dell’umanità. Si pone allora una questione di identità. Esiste un’identità nazionale, addirittura di quartiere, di città, di Paese. E’ una questione di multi-identità. Non bisogna permettere che un’unica identità sovrasti le altre. Il tema centrale dell’Europa è il riconoscimento delle multi-identità come una ricchezza. Continua la nostra ricerca del significato del motto ‘Uniti nella diversità’. Ruth è impavida, non si tira indietro e anche lei affronta i più eruditi e pedanti convegnisti dell’universo. Ci sono le origini dell’idea d’Europa, la visione, il fermento, e c’è l’Europa come è diventata e come è percepita oggi. Fondata su basi politiche è cresciuta su modelli di integrazione economica che hanno schiacciato l’identità e hanno portato ad un appiattimento culturale e politico. E’ mancato un substrato culturale ed educativo. Non c’è stata un’adeguata attenzione nelle scuole, nelle università, nei luoghi della politica. E’ mancata una sensibilizzazione all’Europa. All’integrazione economica non è seguita l’integrazione politica. Per tanto tempo non abbiamo sentito la mancanza di un’Europa politica. Oggi la sentiamo un pochino di più. Da domani. Se vogliamo partire da qualcosa dobbiamo partire da quello che vogliamo per domani senza guardare indietro. Abbiamo davanti delle sfide difficilissime poste dall’immigrazione, dalle differenze sociali, dalla crisi economica, dalla discriminazione, dal razzismo, e dai rigurgiti dei nazionalismi che, anche dopo il referendum ungherese, ci accomunano tutti.
Dieci è il titolo di questo articolo in questo blog, Il decimo di una serie di articoli dedicati a delle conversazioni, più o meno politicamente scorrette, con chi ancora crede nella bellezza dell’idea di Europa e, nel caso di Ruth, non è detto nella necessità pratica degli Stati Uniti d’Europa. Non per forza deve esserci una forma che ci tenga tutti uniti a tutti i costi. Occorrono obiettivi e delle finalità comuni. Un esempio paradossale ma calzante. Ci sono ebrei tunisini, ebrei turchi, tutto quello che ti pare. Sono, siamo, tutti parte di un popolo che condivide la stessa storia e gli stessi valori.
Siamo più europei di quanto pensiamo. La difesa della libertà, la difesa della vita, il rispetto delle religioni e il rifiuto degli integralismi, la politica estera, l’ambiente a maggior ragione con la ratifica di ieri al Parlamento europeo dell’accordo COP 21 di Parigi, una coincidenza di intenti. Intanto prendere coscienza. Storia comune, valori comuni, comuni intenzioni, comuni priorità. Non disinteressarsene perché comunque è una responsabilità del singolo se il proprio vicino sta male o sta bene, se viene aggredito perché è omosessuale o di colore. Non dobbiamo pensare che il problema sia di qualcun altro. Il problema non è mai di qualcun altro. Il problema è nostro. Siamo noi che dobbiamo assicurare un futuro ai nostri figli, non ci deve pensare qualcun altro.
Dobbiamo rafforzare la nostra idea di comunità. Ciò che distingue una comunità e la rende tale è una comunanza di valori. Persone di colore diverso, di origini diverse, che si ritrovano a condividere un valore comune e a trasmetterlo alla società e alla politica. Come cittadini, come parte di una comunità, anche a partire da un bar, ogni azione conta.